Sono ormai trascorsi più di sei anni dall’uscita al cinema in Giappone di Evangelion: 3.0, un intervallo di tempo in cui il fandom ha continuato a chiedersi quando sarebbe uscito l’ultimo film, mentre lo Studio Khara ha mantenuto un basso profilo lanciando di tanto in tanto dagli spalti qualche “nocciolina a tema”. Probabilmente in qualche allegro giorno di sole o durante un malinconico giorno di pioggia ciascuno di noi si è ritrovato a pensare a Evangelion: 3.0+1.0 / Evangelion: Final, l’ultimo e ormai leggendario film del Rebuild, chiedendosi se fosse un miraggio collettivo e se Anno avesse la minima idea di quello che stava facendo.
L’articolo che state per leggere è frutto di alcuni deliri personali che inizialmente pensavo di condividere qualora si sarebbero rivelati corretti con l’uscita del film, tuttavia l’articolo era ormai pronto da mesi, negli ultimi due anni sono uscite alcune notizie su Evangelion: 3.0+1.0, come la locandina del 2017 e il teaser del 2018, e proprio in questi giorni è stata annunciata la proiezione dei primi dieci minuti del film in alcune città, pertanto ho pensato che fosse interessante e divertente pubblicare queste speculazioni per fornire qualche idea curiosa su ciò che forse vedremo nel film.
Rispolverate dunque dal cassetto il vostro cappello da esploratori, armatevi di matita e taccuino e andiamo ad analizzare alcuni indizi sparsi qua e là, chissà che alla fine non ne esca un quadro comprensibile e intrigante. Fatto? Bene, allora partiamo!
• Introduzione
• Fonti d’ispirazione
• Nabucodonosor e l’Antico Testamento
• La mitologia di William Blake
• Kami e Ichirei Shikon
• Figli di Horus, Re Celesti e Sì Líng
• Ripetizioni e Liberazione
• Speculazioni
• Molteplici possibilità
• Il mistero degli Adams
• L’obiettivo di Gendo
• Il luogo proibito
• Paradossi, problemi e confronto finale
• Anti-finale
• Conclusioni
Introduzione
Per costruire una storia d’avventura, una saga fantastica o ancora meglio un giallo, un autore si diverte a spargere indizi qua e là con molta parsimonia, come se fosse un Pollicino navigato che lascia cadere i sassolini lungo il sentiero ma tiene per sé le briciole di pane che con il loro profumo attirerebbero troppo l’attenzione. Ecco perché quando si ha a che fare con una storia piena di intrighi e di misteri è difficile riconoscere alla perfezione la tela che l’autore sta tessendo, ed è ancora più difficile prevedere in anticipo il climax degli eventi. Questo ovviamente vale se l’autore è bravo e attento a gestire le cose.
Inoltre ci sono storie come Evangelion dove l’urgenza di comunicare qualcosa al pubblico è talmente forte da lasciare la trama in ombra per dare spazio ai personaggi, alle riflessioni e al messaggio dell’autore. Gli episodi 25 e 26 della serie TV, a mio avviso il vero capolavoro dell’opera, sono l’esempio lampante di ciò che intendo dire: focalizzare l’attenzione sul contenuto tralasciando la forma e l’intreccio narrativo. È altrettanto vero che se prendiamo in considerazione anche il film The End of Evangelion un pattern a livello di trama e misteri si può notare, seppur ben velato dietro scene, dialoghi e parole che di certo non risaltano a una prima visione.
La stessa cosa accade nel Rebuild: da una parte Anno ha mantenuto un basso profilo sullo scenario di fondo, ma dall’altra non possiamo negare la presenza di spiegazioni, come quando Fuyutsuki racconta a Shinji la verità su Rei, o quando Kaworu mostra i danni del Near Third Impact. Certo, alcune cose risultano chiare mentre altre rimangono oscure, ma questo dipende dalla mancanza dell’ultimo atto quindi è normale che sia difficile capire come stanno le cose e dove si andrà a parare. Senza vedere The End of Evangelion avremmo indovinato ciò che sarebbe accaduto? Forse alcune cose sì ma altre no.
In questo articolo ho scelto di usare quella che, secondo me, è una delle torce migliori per illuminare queste zone enigmatiche, ovvero partendo dal modus operandi di Anno in Neon Genesis Evangelion prenderò in considerazione alcune delle plausibili fonti d’ispirazione da cui il regista potrebbe aver preso spunto per creare il background mitologico del Rebuild.
La trama di fondo di Neon Genesis Evangelion è piuttosto semplice: dei mostri misteriosi denominati “Angeli” attaccano l’umanità, mentre una società segreta vuole attuare il segretissimo progetto per il Perfezionamento dell’Uomo. Come è evidente la storia prende spunto dal libro della Genesi dell’Antico Testamento, in quanto gli Angeli che ostacolano l’umanità in Evangelion riflettono gli Angeli che sbarrano l’accesso al giardino dell’Eden, il Perfezionamento dell’Uomo si rifà all’ascensione spirituale attraverso il Diagramma delle Sephirot della Cabala ebraica, e infine la salvezza dell’umanità dal Third Impact attraverso l’Eva-01 riprende l’episodio dell’Arca di Noè e il Diluvio Universale. È bene chiarire fin da subito che tali riferimenti risultano essere solo degli spunti di cui il regista si è servito per creare il palcoscenico e i misteri della storia, non sono assolutamente da intendersi come degli elementi il cui significato religioso rappresenti il contenuto principale di Evangelion.
Stando così le cose è possibile fare qualche considerazione ponderata anche sulla trama del Rebuild e su ciò che potrebbe accadere in Evangelion: 3.0+1.0 / Evangelion: Final.
Fonti d’ispirazione
Il primo film del Rebuild, i.e. Evangelion: 1.0, ricalca quasi totalmente i primi sei episodi della serie TV Neon Genesis Evangelion, mentre Evangelion: 2.0 diverge in più di un punto dalla storia originale. Tra i cambiamenti che hanno destato più curiosità troviamo sicuramente l’introduzione di un nuovo personaggio femminile, cioè l’occhialuta e procace Mari Illustrious Makinami, il fatto che nel finale del film Shinji per salvare Rei innesca un Impact, e infine l’arrivo a effetto di Kaworu a bordo di un nuovo mecha. Eppure tra le modifiche inserite nel film ce n’è una che forse è passata un po’ in sordina, mi riferisco alla chiave di Nabucodonosor al posto dell’embrione di Adam.
Nabucodonosor e l’Antico Testamento
Dal punto di vista storico Nabucodonosor II fu un valoroso condottiero del VII-VI secolo a.C. che in seguito alla battaglia di Karkemish contro gli Egizi divenne sovrano dei Babilonesi. Durante il suo regno Nabucodonosor II fece diventare l’impero neo-babilonese il più ricco e potente del Medio Oriente, grazie a campagne militari vincenti vennero alimentate le casse di Babilonia e fu possibile edificare maestose mura difensive e splendide opere monumentali, tra cui il palazzo reale, l’Esagila (il tempio del dio Marduk), l’Etemenanki (Casa del fondamento del Cielo e della Terra, ovvero una gigantesca ziqqurat dedicata sempre al dio Marduk) e i leggendari giardini pensili (una delle sette meraviglie del mondo antico). Inoltre Nabucodonosor II finanziò la ricerca astronomica per cercare di trovare un canale di comunicazione con le divinità del cielo.
Di Nabucodonosor II si parla inoltre nei primi capitoli del Libro di Daniele dell’Antico Testamento, e di particolare interesse per noi sono i due sogni del re che vengono poi spiegati dal profeta Daniele. Infatti come l’Eden e l’Arca di Noè sono stati degli spunti per Neon Genesis Evangelion è plausibile che i sogni di Nabucodonosor siano alcuni dei riferimenti di cui Anno si è servito per inventare la mitologia del Rebuild. Di seguito propongo quindi tre brani estratti da tale libro.
I – Nabucodonosor e il sogno dell’albero
17 L’albero che tu hai visto, grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra 18 e le cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e in cui c’era da mangiare per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami facevano il nido gli uccelli del cielo, 19 sei tu, re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso sino ai confini della terra.
20 Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l’albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo fra l’erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui, 21 questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell’Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore: 22 Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d’erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole.
23 L’ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le radici dell’albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio. 24 Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l’elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità.
Il significato del sogno è chiaro: l’albero verrà tagliato e di esso rimarranno solo le radici, ovvero il grande re verrà costretto da Dio a vivere sulla terra come un animale per espiare i propri peccati. In poche parole il re sarà costretto a una sorta di esilio affinché riconosca che il dominio del mondo appartiene al Cielo e non a lui.
II – Nabucodonosor e il sogno della statua
31 Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, immensa e d’uno splendore straordinario, si ergeva davanti a te, e il suo aspetto era terribile. 32 La testa di questa statua era d’oro puro; il suo petto e le sue braccia erano d’argento; il suo ventre e le sue cosce di bronzo; 33 le sue gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d’argilla. 34 Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì i piedi di ferro e d’argilla della statua e li frantumò. 35 Allora si frantumarono anche il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro e divennero come la pula sulle aie d’estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò una grande montagna che riempì tutta la terra. 36 Questo è il sogno; ora ne daremo l’interpretazione al re.
37 Tu o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza, la forza e la gloria. 38 A te ha concesso il dominio sui figli dell’uomo, sugli animali selvatici, sugli uccelli del cielo; tu li domini tutti: tu sei la testa d’oro. 39 Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra. 40 Vi sarà poi un quarto regno, duro come il ferro. Come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto. 41 Come i piedi e le dita, in parte d’argilla da vasaio e in parte di ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno; ma vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro, poiché tu hai visto il ferro mescolato con la fragile argilla. 42 Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d’argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile. 43 Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma non si uniranno l’uno all’altro, così come il ferro non si amalgama con l’argilla. 44 Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre, 45 proprio come la pietra che hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e spezzare il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro. Il gran Dio ha fatto conoscere al re quello che deve avvenire d’ora in poi. Il sogno è vero e sicura è la sua interpretazione.
Come si nota l’oro rappresenta il primo regno, cioè quello del re Nabucodonosor, argento, bronzo, ferro e ferro mischiato ad argilla rappresentano altri regni che seguiranno al primo, in modo tale che ognuno di questi assorbirà il precedente. Infine la roccia che distrugge la statua e diventa una grande montagna rappresenta la manifestazione del regno di Dio che durerà per sempre. In particolare si faccia attenzione all’ultimo regno costituito da ferro e argilla.
III – Daniele e il sogno delle quattro bestie
2 Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar Mediterraneo 3 e quattro grandi bestie, differenti l’una dall’altra, salivano dal mare. 4 La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. […] 5 Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti […] 6 Mentre stavo guardando, eccone un’altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d’uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il dominio. 7 Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d’una forza eccezionale, con denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna. 8 Stavo osservando queste corna, quand’ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia.
15 Io, Daniele, mi sentii venir meno le forze, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato; 16 mi accostai ad uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: 17 «Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; 18 ma i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli».
19 Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto terribile […] 23 Egli dunque mi disse: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà. 24 Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re 25 e proferirà insulti contro l’Altissimo e distruggerà i santi dell’Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge; i santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo. 26 Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. 27 Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno.
Di questo sogno trovo interessanti due cose: la prima è che a ogni regno è associata una bestia, la seconda è che il quarto e ultimo regno sfiderà la legge divina ma verrà annientato.
Riepilogando: il re Nabucodonosor viene esiliato sulla terra per riconoscere la propria natura mortale e comprendere che il dominio appartiene a Dio, quindi al suo regno “dorato” succederanno quattro regni, indicati metaforicamente con un metallo e una bestia (“argento-leone”, “bronzo-orso”, “ferro-leopardo” e “ferro mischiato ad argilla–mostro indescrivibile”), e l’ultimo di questi sfiderà il regno spirituale ma verrà sconfitto.
La mitologia di William Blake
Il passo successivo da fare è cercare ulteriori riferimenti che siano in qualche modo legati a Nabucodonosor e che abbiano qualche caratteristica intrigante. Consideriamo quindi la seguente illustrazione del poeta, incisore e pittore inglese William Blake (1757 – 1827), che rappresenta il re Nabucodonosor strisciante sulla terra durante l’esilio.
Blake creò delle mitologie fai da te usando i riferimenti più variegati, prendendo spunto soprattutto dal Cristianesimo, dalla Cabala ebraica, e dagli scritti dei filosofi e mistici Swedenborg e Boehme. La cosa più interessante per noi è il mito in cui Blake ha descritto la caduta di Albione e la suddivisione di questo in quattro parti.
Per Blake l’uomo primigenio era Albione, in principio unito a Dio e costituito da quattro disposizioni d’animo o tipologie mentali, gli zoa (entità viventi), da intendere come unite e non separate tra loro (pensate per esempio a una bevanda composta da liquidi ben miscelati), un po’ come Adam Qadmon e le dieci Sephirot nella Cabala ebraica. Quando gli zoa Urizen e Luvah entrarono in conflitto tra loro per un desiderio di individuazione la vicinanza tra Albione e Dio si ruppe. L’io universale Albione distogliendo gli occhi da Dio per rivolgerli all’esterno si separò dall’Eterno e nella caduta gli zoa si scissero l’un l’altro scoprendosi nelle proprie individualità: Urizen era la ragione e la legge, Luvah era la passione e l’emozione, Tharmas era l’istinto e la forza, e infine Urthona era l’immaginazione e la creatività.
Poiché Blake si opponeva alla razionalizzazione scientifica estrema, all’empirismo e alle opprimenti leggi morali del Cristianesimo ortodosso, è chiaro che per lui Urizen fosse alla stessa stregua di una gabbia opprimente e per questo colpevole della caduta di Albione. Blake tuttavia non era ateo e materialista, bensì oltre alle visioni spirituali che fin da piccolo sosteneva di avere, era anche affascinato dall’esoterismo, dalla mistica e soprattutto dall’arte, e credeva che gli elementi più importanti per risollevare l’uomo dalla dimensione fenomenica in cui era precipitato fossero l’immaginazione e la creatività, in quanto solo attraverso di esse sarebbe stato possibile trasformarsi interiormente riunendo quelle disposizioni d’animo che in principio formavano un’unità nella dimensione noumenica.
Di particolare interesse è inoltre la seguente considerazione del critico letterario Northrop Frye che collega la mitologia inventata da Blake ai sogni di Nabucodonosor descritti nell’Antico Testamento:
La visione [della statua] narrata da Daniele potrebbe aver influenzato Blake, portandolo a identificare Albione con la statua e i quattro diversi metalli [oro, argento, bronzo e ferro] di cui quest’ultima è composta con i quattro zoa. La disintegrazione della statua rappresenterebbe la scissione degli zoa dal corpo mistico di Albione, e quindi la caduta, mentre il significato della montagna è da ricercare nell’unione escatologica tra Dio e l’uomo nell’Eternità.
Dunque, secondo Blake la montagna che riavvicina l’uomo al divino è l’immaginazione, giacché come scrisse egli stesso:
Il mondo dell’immaginazione è il mondo dell’eternità. È il grembo divino in cui tutti finiremo dopo la morte del corpo materiale. Questo mondo dell’immaginazione è infinito ed eterno, mentre il mondo materiale è finito e temporaneo. In quel mondo eterno esistono le realtà permanenti di tutte le cose che vediamo riflesse in questo specchio materiale della natura.
Kami & Ichirei Shikon
Per continuare il nostro viaggio esplorativo ci spostiamo in Oriente e ci chiediamo: nella cultura giapponese c’è qualche concetto legato all’idea di uno spirito costituito da quattro tipologie d’animo? La risposta è affermativa e si trova in modo molto naturale prendendo in esame lo Shintoismo.
Lo Shintoismo è la religione autoctona tradizionale del Giappone e la sua origine risale all’antichità, non ha un fondatore e nemmeno un testo sacro ma si è sviluppata attraverso la sensibilità, le credenze, i riti e le abitudini quotidiane del popolo giapponese, per questo si dice che è una religione etnica. Lo Shinto (神道) è la “via dei kami”, dove il termine giapponese “kami”, in generale reso come “spirito” o “divinità”, fa riferimento a un complesso insieme di significati che l’intellettuale Motoori Norigana del periodo Edo ha descritto come segue:
In generale, kami si riferisce innanzitutto ai molteplici kami del cielo e della terra che incontriamo negli antichi classici, e agli spiriti (mitama) nei santuari consacrati ai medesimi. Inoltre si riferisce a tutte le altre cose straordinarie – persone, di certo, ma anche uccelli, bestie, erba e alberi, perfino l’oceano e le montagne – che possiedono un potere eccezionale non trovato normalmente in questo mondo. “Eccezionale” in questo caso significa non solo eccezionale in nobiltà, bontà, virilità, poiché anche cose che sono malvagie e strane, se ispirano insolita riverenza, sono chiamate kami.
In quest’ottica qualsiasi cosa eccezionale e incomprensibile che causa stupore può essere un kami, indipendentemente dall’essere buona o cattiva. Per esempio il vento, una cascata o una montagna possono essere intesi come kami sia nel loro essere ciò che sono (e.g. il vento nel suo essere vento) sia come manifestazioni o insediamenti di uno spirito (e.g. lo spirito che dimora nella cascata). I corpi celesti, le montagne, le foreste, i fenomeni naturali, le forze invisibili (e.g. la fertilità, la crescita), gli animali, gli spiriti degli antenati e gli esseri divini (e.g. Amaterasu, Izanami e Izanagi) possono essere tutti esempi di kami. In altre parole finché il potere del kami rimane non rivelato è come se esistesse in uno stato sospeso, mentre quando si manifesta sotto forma di oggetti, fenomeni e situazioni di tipo maestoso e sorprendente crea emozioni nella mente dell’uomo. Semplificando possiamo dire che un kami è una forza eccezionale e incomprensibile che nel manifestarsi provoca delle emozioni.
Per lo Shintoismo i kami, gli esseri umani e la natura, possiedono ciascuno uno spirito (reikon) e secondo la dottrina dell’Ichirei Shikon (一霊四魂 “uno spirito, quattro anime”) ogni singolo spirito (ichirei = uno spirito) è caratterizzato da quattro anime onorevoli (mitama): Ara-mitama (anima turbolenta), Nigi-mitama (anima tranquilla), Saki-mitama (anima propizia), Kashi-mitama (anima meravigliosa). Quando le anime sono in equilibrio tra loro lo spirito segue la via della rettitudine e viene detto Naohi (o Naobi). Chi ha letto il manga Inuyasha ricorderà che Rumiko Takahashi ha usato proprio il concetto di Ichirei Shikon per definire la Sfera dei Quattro Spiriti (Shikon no Tama).
Per lo Shintoismo dunque non c’è un mondo spirituale che trascende la natura (qui intesa come “tutto” e non come semplice “mondo naturale”), bensì tutta la realtà è immanente –in una sorta di panteismo animistico– con il Musuhi (o Musubi), il potere (o energia) che origina l’evoluzione del cielo, della terra, della vita e di tutte le cose, le quali sono tra loro interdipendenti come se fossero legate da fili invisibili.
Poiché Hideaki Anno è giapponese e crede che ci siano kami in tutte le cose, è probabile che la fonte d’ispirazione qui presentata gli sia ben nota.
Figli di Horus, Re Celesti e Sì Líng
Dopo esser passati dall’unità alla partizione in quattro parti, cerchiamo ora dei riferimenti mitologici legati al numero quattro. Tra le tante possibilità ho scelto di considerarne tre: il mito egizio dei quattro figli di Horus, i quattro Re Celesti del Buddhismo e i Sì Líng della mitologia cinese.
Secondo i Testi delle Piramidi le divinità egizie Hapi (rappresentato con testa umana), Imseti (rappresentato con testa di babbuino), Duamutef (rappresentato con testa di cane) e Qebehsenuef (rappresentato con testa di falco), erano i quattro figli del dio Horus e collaborarono con lui alla mummificazione del corpo del dio Osiride. In seguito fu affidato loro il compito di proteggere i quattro vasi canopi, in cui si usava conservare gli organi del defunto, e che tuttora si possono vedere in alcuni musei di storia antica. Tali divinità erano dunque a guardia dei morti e dovevano aiutare le anime ad ascendere al Cielo.
Per quanto riguarda i quattro Re Celesti del Buddhismo, essi sono importanti in quanto rivestono il ruolo di protettori del Dharma (gli insegnamenti del Buddha), di guardiani del mondo e combattenti del male, nonché sono fonti d’ispirazione per l’illuminazione che elimina la sofferenza. Tale riferimento è anche stato usato dalla subcultura otaku, per esempio si trova in Sailor Moon e in Rave Master.
Per completare il nostro quadro di idee cito anche i Sì Líng cinesi, noti in Giappone come Shishin, cioè quattro creature mitologiche delle costellazioni cinesi legate anche ai colori, ai punti cardinali e alle stagioni. Sono il drago azzurro dell’Est (primavera), l’uccello vermiglio del Sud (estate), la tigre bianca dell’Ovest (autunno) e la tartaruga nera del Nord (inverno). Considerando il cielo suddiviso in quadranti a ciascuno di essi si può associare una delle quattro creature guardiane. Anche questi simboli sono stati fonte d’ispirazione in numerose opere della subcultura otaku, tra cui Abenobashi, Yu degli spettri, Naruto e Beyblade.
In tutti e tre gli esempi si ha la presenza di quattro entità “guardiane”, cioè che proteggono qualcosa. I protettori dello spirito dei morti, i protettori della legge buddhista, i protettori del cielo cinese.
Ripetizioni & Liberazione
Per concludere questa esplorazione nel mondo delle fonti d’ispirazione consideriamo il ciclo di nascita e morte e la liberazione dalla sofferenza, concetti presenti sia nell’Induismo che nel Buddhismo.
Secondo le dottrine orientali la vita di ogni essere senziente si trova all’interno di un ciclo di eterno ritorno, ovvero quando un essere vivente muore la sua anima rinasce nel mondo, tuttavia non è detto che, per esempio, un essere umano rinasca nel regno umano, in quanto esistono vari livelli (o mondi) in cui l’anima può manifestarsi di nuovo in forma fisica.
Nell’Induismo il ciclo di nascita e morte viene descritto attraverso gli Yuga e i Kalpa. Gli Yuga sono quattro intervalli di tempo di durata diversa, la cui durata totale, detta Maha-Yuga, è di circa 4.32 milioni di anni.
Il Satya Yuga (spesso associato all’età dell’oro) è quello dove le virtù e la morale risplendono in armonia con la verità divina, mentre il Kali Yuga (spesso associato all’età del ferro) è quello dove dilaga la perdizione. La suddivisione del tempo in quattro periodi è presente anche altrove, per esempio nelle Metamorfosi di Ovidio e, come abbiamo visto in precedenza, nel Libro di Daniele.
Il Maha-Yuga si ripete nel tempo, cosicché in milioni di anni si ripresentano periodi di virtù e periodi di corruzione. Mille ripetizioni formano un Kalpa, intervallo di tempo di circa 4.32 miliardi di anni. Anche il Creato, i.e. l’universo, si ripete ciclicamente ogni migliaia di Kalpa tra periodi di esistenza e di non esistenza, in quanto esso è legato al ciclo di nascita e morte di Brahma (il creatore), una delle tre manifestazioni divine, insieme a Shiva (il distruttore) e a Visnu (il preservatore), della divinità suprema primordiale, i.e. Brahman.
Insomma una ripetizione che si verifica su più livelli, dalle epoche storiche delle civiltà ai cicli cosmici di nascita e morte dell’universo.
La ciclicità dell’esistenza e il fatto che tutto sia impermanente, cioè il fatto che tutto cambi e si modifichi costantemente, genera una profonda sofferenza e l’unico modo per ottenere la pace interiore è riconoscere e liberarsi di questo stato di cose. Nell’Induismo la liberazione viene raggiunta quando l’essere senziente si ricongiunge con la propria anima raggiungendo così Moksha, cioè l’unione con Brahman, mentre nel Buddhismo la pace si ottiene quando si raggiunge lo stato di Nirvana, cioè il massimo grado di consapevolezza (illuminazione suprema).
Come ho mostrato nell’articolo dedicato all’illustrazione di Mahiro Maeda, sembra che la Khara voglia ricorrere effettivamente a questi concetti, giacché nella misteriosa immagine compaiono il Dharmachakra, rappresentazione dell’Ottuplice Nobile Sentiero buddhista, il fiore di Loto, simbolo di purezza e armonia, e un’entità a sei braccia che ricorda Avalokitesvara e Mahakala, rispettivamente il bodhisattva della grande compassione e la divinità al di là dello spazio e del tempo.
In molti miti cosmogonici in principio c’era un mare primordiale oppure un gigantesco uovo, detto Uovo Cosmico. Il motivo per cui prendo in esame questi riferimenti è evidente, infatti Anno li ha già sfruttati in Neon Genesis Evangelion mediante il Mare di LCL, la Luna Bianca di Adam e la Luna Nera di Lilith.
Per esempio nell’Induismo si dice che in principio c’era l’oceano primordiale e su di esso galleggiava l’uovo cosmico, avvolto dall’oscurità della non-esistenza. Quando l’uovo si schiuse, Brahma lo rese manifesto per mezzo dell’Om, la sillaba che nell’induismo rappresenta il soffio vitale primigenio. Dalla metà superiore del guscio nacque il cielo, mentre dalla metà inferiore nacque la terra. Da questa creazione primordiale della cosmologia induista si è sviluppato l’universo, il quale periodicamente si estingue e poi rinascere da capo dando così origine al ciclo dei Kalpa.
Un altro mito interessante è quello cinese di Pangu, secondo cui in principio c’era un caos informe che poi si è fuso originando l’uovo cosmico. Al suo interno i principi perfettamente opposti di Yin e Yang si sono bilanciati ed è emerso (o si è svegliato) Pangu, il creatore di tutto. Rompendo l’uovo sono nati il sopra e il sotto, ovvero il Cielo e la Terra. In alcune versioni della storia Pangu è aiutato in questo compito dalle quattro bestie più importanti, vale a dire la Tartaruga, il Qilin (unicorno che sostituisce la Tigre Bianca), la Fenice (al posto dell’Uccello vermiglio) e il Drago. Notiamo quindi che ciò si ricollega a una delle fonti d’ispirazione viste in precedenza.
Speculazioni
Bene, ora che abbiamo alcuni riferimenti è il momento di fare qualche speculazione sulla mitologia di fondo del Rebuild.
Molteplici possibilità
Per iniziare partiamo dall’atmosfera che si respira nel palcoscenico creato da Anno. C’è qualcosa che non va, lo spettatore che non si appisola durante la visione dei film lo intuisce subito. Anche se la cosa non è resa esplicita in modo limpido, alcuni dialoghi e alcune scene portano a pensare che nel mondo del Rebuild si ripresentino più volte gli stessi eventi al netto di qualche differenza.
KAWORU: è ancora il Terzo. Tu non cambi mai. Non vedo l’ora di incontrarti, Shinji Ikari
Con queste criptiche parole pronunciate alla fine di Evangelion: 1.0 Kaworu ci mette la pulce nell’orecchio. Come fa a conoscere Shinji? Forse si sono già incontrati?
Nel finale di Evangelion: 2.0 Kaworu fa la sua entrata a effetto e non manca di pronunciare una battuta enigmatica:
KAWORU: L’ora promessa è giunta, Shinji Ikari. Almeno questa volta… riuscirò a renderti felice.
A quanto pare c’è sotto qualcosa, confidando che Kaworu non abbia le traveggole è chiaro che ha già incontrato Shinji, tuttavia pare proprio che in precedenza non sia riuscito a renderlo felice. Cosa avrà sbagliato? Ma soprattutto quando e dove è avvenuto tale incontro?
In Evangelion: 3.0 Kaworu è finalmente presente ma Anno continua a mantenere un basso profilo e non si sbottona troppo con le informazioni, o meglio, magari le informazioni ci sono, solo che in mancanza dell’ultimo film è come se mancasse l’ultimo pezzo che permette la corretta interpretazione del puzzle nel suo complesso, quindi è difficile sbilanciarsi troppo.
Anche se spariranno le anime, i desideri e le maledizioni sopravvivranno. Le volontà si spargeranno come informazioni nel mondo, e lo cambieranno. Un giorno finiranno col riscrivere se stesse. […] Ci rivedremo, Shinji
Nel terzo film Kaworu non riesce a rendere felice Shinji, quindi o ha fallito di nuovo oppure gli eventi che ci vengono mostrati fanno parte di un “incontro precedente”, qualsiasi cosa questo significhi.
Dunque, pare proprio che Anno stia usando il ciclo di ripetizione presente sia nell’Induismo che nel Buddhismo, e come ho scritto a suo tempo nell’articolo dedicato al Rebuild ci possono essere molteplici possibilità dietro a questo eterno ritorno: potrebbe trattarsi di loop temporali, cioè il mondo e i personaggi sono imprigionati all’interno di una linea temporale chiusa ad anello e quindi tutto torna al punto di partenza; potrebbero esserci degli universi paralleli (o addirittura alternativi), in tal caso i personaggi rinascono in mondi che sono caratterizzati da elementi e proprietà simili; ci potrebbero essere delle ripetizioni storiche nel tempo lineare, ovvero Shinji & compagni hanno già vissuto sulla Terra in epoche precedenti e di volta in volta muoiono e rinascono; o ancora, tutto ciò che abbiamo visto finora non è altro che un lunghissimo sogno. Insomma, chi più ne ha più ne metta.
Sottolineo qui che con il termine “universo parallelo” faccio riferimento a un universo interno alla stessa storia, come capita per esempio nel film Source Code, mentre con “universo alternativo” faccio riferimento a universi relativi a prodotti diversi, e.g. il manga e la serie TV di Evangelion. Supponendo che il Rebuild possa risultare il nucleo di tutto ciò che riguarda Evangelion userò in generale il termine “universo alternativo”.
Il mistero degli Adams
Tornando a Evangelion: 1.0 notiamo che Anno mostra a Shinji e a noi spettatori che nei sotterranei della Nerv è sigillato il secondo Angelo Lilith, quindi rispetto alla serie TV la questione viene messa subito in chiaro: gli esseri umani discendono da questo gigante mascherato.
MISATO: È l’origine della vita su questo pianeta, e anche il fondamento della sua fine. È il secondo Angelo, Lilith.
Lo spettatore ovviamente si aspetta che il primo Angelo sia Adam, proprio come nella storia originale, e invece no, o meglio forse la questione è un po’ più complicata di così. Infatti in Evangelion: 2.0 quando Kaji racconta a Shinji del Second Impact le scene mostrano non un gigante di luce ma ben quattro figure luminose. Nella preview di 2.0 presente alla fine del primo film compare un’illustrazione con quattro giganti di luce preceduta dalla dicitura “Adams”.
Chi o cosa sono questi Adams? Potrebbe esserci un legame a livello di spunto con le quattro bestie descritte nel Libro di Daniele, oppure con gli zoa inventati da William Blake, o forse con i quattro spiriti della dottrina scintoista, o magari con i figli di Horus, con i Re Celesti e con le creature mitologiche cinesi?
Nel finale di Evangelion:2.0 l’Eva-01 assorbe il decimo Angelo (il restyling di Zeruel) e Rei Ayanami, evolvendo così in una forma risvegliata denominata “Gigante Radiante” che a tutti gli effetti ricorda uno dei quattro Adams e innesca il Third Impact. Sempre nel secondo film viene mostrato L’Eva Mark-06, un mecha costruito dalla Seele utilizzando come corpo base quello di un gigante bianco presente sulla Luna.
In Evangelion: 3.0 appare l’Eva-13, ovvero il primo mecha con due entry plug. Alla fine l’Eva-13 assorbe il dodicesimo Angelo fuso con il Mark-06 e ciò che rimane del corpo di Lilith, evolvendo così in una forma risvegliata del tutto analoga a quella già vista nel secondo film, e viene esplicitamente menzionato come “sopravvissuto degli Adams”. Infine abbiamo il Mark.09, un mecha che è a tutti gli effetti un nucleo polimorfo, il quale viene chiamato “Vaso di Adams” e viene detto che è stato il precedente padrone della Wunder, la misteriosa nave volante in possesso della Wille.
Più che la dinamica del “risveglio” in sé, quello che mi interessa mettere in evidenza è che la Seele dice di aspirare alla realizzazione del Perfezionamento dell’Uomo attraverso Lilith e il Mark-06, mentre Gendo per il momento sembra che voglia avere un Evangelion risvegliato, qualsiasi cosa intenda farci. Dunque, una volta messo fuori gioco l’Eva-01, a Gendo non rimane altro che l’Eva-13.
SEELE: Il vero Evangelion che abbiamo sempre desiderato, la sua nascita e la resurrezione di Lilith sanciranno il patto. Prima di questo dovremo compiere tutti i riti necessari al progetto per il Perfezionamento dell’Uomo.
[…]
FUYUTSUKI: Sarebbe quello il Mark-06. Quindi niente più false divinità, hanno davvero intenzione di creare un autentico dio.
GENDO: Già. Dobbiamo affrettare il risveglio dell’Unità-01.
[…]
GENDO: Abbiamo portato l’Unità 13 a compiere il risveglio.
Come già detto un altro cambiamento rispetto alla serie TV è la presenza della chiave di Nabucodonosor al posto dell’embrione di Adam.
KAJI: Come promesso ho con me l’oggetto. Il Lost Number per il piano d’emergenza. La pietra miliare che unirà la divinità allo spirito.
GENDO: Ciò che aprirà la porta al Perfezionamento dell’Uomo… è la Chiave di Nabucodonosor.
Cosa sia questo oggetto ancora non si sa, potrebbe essere un leggendario manufatto creato da qualche antichissima civiltà, oppure potrebbe essere uno degli Adams ridotto a una miniatura (proprio come accade all’Adam di Neon Genesis Evangelion), o ancora potrebbe essere ciò che rimane di un’entità ancestrale primigenia.
Nell’immagine sottostante possiamo notare che la chiave di Nabucodonosor ha un funzionamento simile a quello di una siringa, in quanto la parte superiore dorata si può spingere verso il basso, e la forma umanoide ricorda molto un sistema nervoso umano.
I segni incisi sulla chiave e riportati nel testo sono scritti in cuneiforme, in particolare il primo a forma di stella è il dingir, termine usato per indicare la divinità. Gli altri segni si possono riscontrare nell’immagine seguente su cui è scritto:
In onore di Merodach, suo signore, Nabucodonosor, re di Babilonia, durante la sua vita ha fatto realizzare ciò.
Dunque i segni cuneiformi presenti sulla chiave in Evangelion: 2.0 indicano semplicemente Nabucodonosor.
A questo punto faccio notare che, in accordo al riferimento “Nabucodonosor”, in Evangelion: 3.0 il quartier generale della Nerv è una altissima colonna con in cima una piramide rovesciata, ovvero l’equivalente della Torre di Babele presente in Nadia – Il mistero della pietra azzurra, che a sua volta richiama la Torre di Babele menzionata nell’Antico Testamento e quest’ultima si rifà all’Etemenanki costruita dall’impero neo-babilonese per il dio Marduk (altra nota citazione presente in Evangelion). Così come la gigantesca ziqqurat doveva comunicare con i Cieli abitati dalle divinità, la Torre di Babele di Nadia serviva per comunicare con il pianeta natio della razza di Atlantide. Analogamente la gigantesca torre presente in Evangelion: 3.0 sembra essere in comunicazione con il vortice del Guf per mezzo di sottili fasci di luce. Che le anime della Seele siano state spedite nel Guf?
Rispetto alla serie originale, nel Rebuild i membri della Seele non vengono mai mostrati in versione umana, e dal dialogo finale con Gendo sembrerebbe che non lo siano proprio:
GENDO: […] Per far evolvere il branco schiacciato dal peso della morte, in passato voi ci donaste il progresso e la civilizzazione. A nome di tutta quanta l’umanità io vi ringrazio. Con la morte, restituiamo le vostre anime al luogo cui appartengono. Del tanto anelato Perfezionamento dell’Uomo e del deicidio cui siete rassegnati, lasciate che mi occupi io. Non temete.
SEELE (Keel): Il nostro desiderio è già stato esaudito. D’accordo, va tutto bene così. Il Perfezionamento dell’Uomo e la purificazione delle anime nella serenità è tutto ciò cui ambisco.
Come nei romanzi Odissea nello spazio di Arthur Clarke una razza aliena aveva creato i monoliti per spargere l’intelligenza nel cosmo, così nel Rebuild questa citazione sembra rimanere intatta. Per esempio possiamo ipotizzare che i monoliti della Seele siano stati creati così da una o più civiltà antiche, oppure contengano proprio le anime di alcuni membri di tali civiltà. Dunque a differenza della serie TV dove i membri della Seele sono umani, nel Rebuild si può anche pensare che in realtà siano alieni.
Gendo afferma che disattivando i monoliti intende restituire le loro anime al luogo di appartenenza, mentre lui continuerà a occuparsi del Perfezionamento, anche se in realtà sappiamo che sta mentendo in quanto il suo copione differisce rispetto a quello dei superiori. Alla fine la Seele sembrerebbe essere uscita di scena e nell’ultimo film la battaglia dovrebbe vedere impegnati la Wille contro la Nerv.
Per concludere vi ricordo che in Evangelion: 1.0 viene mostrato un luogo gigantesco, che sembra in tutto e per tutto costituito da materiale biologico. Mentre in Evangelion: 3.0 viene mostrata una gigantesca e inquietante bocca dentata.
E se nel Rebuild fosse presente un’entità ancestrale che è stata esiliata nei meandri del pianeta Terra proprio come accade all’Albione di William Blake e al re Nabucodonosor nel sogno dell’albero? Un’altra ipotesi è che il pianeta sia in realtà un gigantesco essere vivente o che sia stato reso tale mediante il Near Third Impact accaduto nel time skip di quattordici anni.
Nel seguito mi limito a proporre alcune possibilità, senza entrare troppo nei dettagli.
Ipotesi I – Titani artificiali
Gli Adams potrebbero essere dei titani creati nel passato da una o più civiltà antiche?
Nel caso di più civiltà Anno potrebbe aver preso spunto dal sogno della statua di Nabucodonosor. In quest’ottica l’oro, l’argento, il bronzo e il ferro della statua corrisponderebbero a varie civiltà che si sono succedute di volta in volta sulla Terra, ognuna delle quali ha creato un titano (Adams) che sfuggendo al controllo dei suoi padroni ha portato la civiltà all’estinzione. Questo spiegherebbe la reiterazione del processo di creazione/distruzione a cui Kaworu fa riferimento nel terzo film. Solo l’ultimo regno, quello di ferro e argilla che ora vede Gendo in veste di “re dei Lilim”, avrà la possibilità di tenere sotto controllo il dio titano. Ricordando che l’ultimo regno di ferro e argilla non è ben amalgamato, possiamo dire che nel Rebuild ciò equivale alla lotta tra chi vuole regnare sul mondo, Gendo e la Nerv, e i ribelli che vogliono proteggere la vita, la Wille. È chiaro che uno scenario di questo tipo non solo ricorda i regni e le bestie citate nel Libro di Daniele, ma somiglia anche a Nausicaa della valle del vento di Hayao Miyazaki, vera e propria fissazione di Hideaki Anno.
L’ipotesi in esame assume sfumature ancor più intriganti se consideriamo la possibilità che sulla Terra sia presente da tempi remoti un’entità ancestrale (cui appartiene la bocca gigante) che per qualche motivo fu esiliata e sigillata nei meandri del pianeta, ricordando quindi la caduta dell’Albione di Blake. In questo caso ogni civiltà non avrebbe creato un titano solo in qualità di divinità a sé stante, ma l’avrebbe fatto con il preciso scopo di usare quest’ultimo per rivivificare l’entità ancestrale attraverso un qualche rituale fantasioso. Tale ipotesi si basa quindi sulle ripetizioni storiche, prendendo spunto dalle epoche oro, argento, bronzo e ferro descritte da Daniele nell’Antico Testamento e dagli induisti nel ciclo dei Kalpa.
Ipotesi II – Guardiani
Gli Adams potrebbero essere dei guardiani alla stessa stregua dei figli di Horus, dei Re celesti e delle creature mitologiche cinesi? Questa è un’ipotesi che ho sempre trovato affascinante, giacché ho sempre immaginato gli Angeli del Rebuild come sistemi di sicurezza in difesa di qualcosa, idea che riprende quella alla base dell’Evangelion Proposal.
Una prima possibilità è che gli Adams custodiscano quattro anime che unificate ridonerebbero la vita a un’entità ancestrale (cui appartiene la bocca gigante) sigillata nei meandri del pianeta, la divinità proibita desiderata da Gendo. Una seconda idea è che gli Adams proteggano la Sala del Guf e siano le uniche divinità in grado di aprire il portale che conduce a tale dimensione; ciò spiegherebbe perché Gendo vuole risvegliare uno o più Adams. Inoltre, poiché la scena del Second Impact presente in Evangelion: 2.0 inizialmente doveva essere molto diversa, possiamo anche pensare a un’ulteriore possibilità.
Una lancia gigante viene trasportata in Antartide.
Un volto gigante riempie il cielo.
Quattro giganti radianti con aureole sopra le teste e i dorsi. Code di luce si estendono da ciascuno di essi verso gli altri.
I giganti radianti spiegano ali ampie.
Il continente antartico diventa un mare rosso.
Qualcosa che ricorda un gigantesco Albero della Vita a forma di croce torreggia sopra l’epicentro dell’esplosione, rimanendo in bilico.
La superficie dell’oceano viene macchiata di rosso.
Una ragazza osserva tutto ciò. L’unico essere umano sopravvissuto all’epicentro dell’Impact. È una giovane Misato.
Stringe in mano un pendente a forma di croce, ora un ricordo di suo padre.KAJI (fuori scena): È stato 15 anni fa. Un’indagine su un’entità di nome Adam, ritrovata in Antartide. Il padre della ragazza ne era a capo. Il Second Impact ha avuto luogo durante l’indagine. Lei aveva 14 anni all’epoca, la tua stessa età.
Inizialmente oltre ai quattro giganti luminosi era prevista la comparsa dell’Albero della Vita ma soprattutto Kaji avrebbe dovuto dire che in Antartide era stato scoperto Adam, al singolare. È lui l’entità ancestrale? Se è così e se l’idea è rimasta anche nel progetto in corso, allora il primo Angelo del Rebuild è Adam ma i quattro Adams guardiani potrebbero essere stati convocati dalla Seele per distruggerlo e non per proteggerlo. Ci sarebbe dunque una distinzione netta tra l’entità ancestrale, cioè Adam, e gli Adams.
Ipotesi III – Partizioni
L’ultima possibilità che vi propongo è che gli Adams di Evangelion siano delle partizioni di un’entità ancestrale esiliata sulla Terra, partizioni create in un remoto passato per impedire il risveglio di tale entità, oppure partizioni create dalla Seele con il Second Impact. Potrebbe trattarsi sia di partizioni fisiche, come gli zoa di Blake, che di partizioni spirituali, come nel caso dell’Ichirei Shikon.
Sempre negli storyboard di Evangelion: 2.0 era presente una scena flashback del Second Impact dove un enorme getto di sangue partiva dalla Terra e colpiva la Luna. Parte del fandom ha pensato che la striscia di sangue presente sulla Luna del Rebuild fosse connessa a quella provocata da Lilith in The End of Evangelion, permettendo così un legame narrativo diretto tra la serie TV e la tetralogia cinematografica, tuttavia le cose potrebbero essere ben diverse e tutte le strizzate d’occhio a The End of Evangelion potrebbero essere semplici omaggi, ovvero ciò che Anno fa da sempre: infarcire le sue opere di citazioni.
La Terra diventa rossa
Sangue* sgorga dal Polo Sud
Il sangue forma un anelloIl sangue che si è sparso macchia la Luna
Lo spruzzo si diffonde verso l’alto* letteralmente “sangue scenico”, basandosi su ciò che in questo contesto significa 血のり
Unificando questa informazione al concept del Second Impact in cui Kaji parla di Adam al singolare, possiamo pensare che egli sia l’entità ancestrale. La Seele avrebbe quindi pianificato di suddividere Adam in quattro parti, gli Adams, ma durante l’evento un getto di sangue ha lanciato uno di questi sulla Luna. Una seconda possibilità è che Adam sia il primo Angelo e che ci sia inoltre un’entità zero, ancora più primigenia di Adam e Lilith, e che sia essa l’entità ancestrale, in quest’ottica la Seele potrebbe aver pianificato il Second Impact per suddividere Adam negli Adams e mettere inoltre fuorigioco l’entità zero, che sarebbe la gigantesca bocca vista nel terzo film. Quale che sia il caso, il motivo per cui la scena del getto di sangue è stata tolta dal film non è noto, potrebbe essere perché Anno aveva cambiato idea, oppure per evitare di dare agli spettatori troppi indizi.
In quest’ottica se da una parte abbiamo la Seele che cerca di rendere inerme l’entità ancestrale, dall’altra abbiamo Gendo che molto probabilmente è intenzionato a ripristinarla grazie alla Chiave di Nabucodonosor, l’oggetto perduto in grado di unificare la divinità allo spirito. Non è comunque chiaro se a Gendo servano tutti gli Adams risvegliati per rigenerare la divinità, oppure se sia sufficiente un solo Adams risvegliato e la chiave di Nabucodonosor. Un’altra idea è quella della “divinità matrioska”, ovvero tutti o una parte degli Adams confluiscono all’interno di un singolo mecha (ricordo che l’Eva-13 ha assimilato il Mark-06… forse è per questo che ha quattro braccia?), e alla fine mediante la chiave di Nabucodonosor si genera la divinità desiderata da Gendo (che magari avrà sei braccia proprio come l’entità disegnata da Mahiro Maeda).
L’obiettivo di Gendo
Se in Neon Genesis Evangelion Gendo vuole usare l’Eva-01 per riunirsi a Yui e per dare all’umanità la pace eterna salvandola contemporaneamente dal ritorno all’origine dell’esistenza desiderato dalla Seele, nel Rebuild quale potrebbe essere il suo piano, soprattutto ora che la Seele sembra essere fuorigioco?
Nell’articolo dedicato al Rebuild e in quello dedicato alla misteriosa illustrazione di Mahiro Maeda ho proposto delle ipotesi che in sintesi si possono riassumere in due categorie: Gendo desidera accedere a una dimensione di esistenza pura e priva di turbamento in cui possa riunirsi a Yui e in cui l’umanità possa trovare la pace, qualcosa di simile al Nirvana e/o al Moksha, oppure desidera rigenerare la divinità per modificare il mondo ripristinando un periodo temporale o per generare una realtà perfetta in cui è presente Yui.
La prima ipotesi discende da alcune battute presenti in Evangelion: 2.0:
FUYUTSUKI: La nostra Madre Terra … così ridotta non riesco a guardarla.
GENDO: Eppure c’è stato chi anelava a raggiungere questa condizione catastrofica. Un mondo purificato dalle macchie del peccato originale il cui accesso è interdetto perfino agli uomini.
FUYUTSUKI: Io preferirei un mondo caotico e compromesso dalla presenza degli umani.
GENDO: Il caos è una sensazione dell’uomo. Il mondo, altrimenti, è costituito da armonia e ordine.
FUYUTSUKI: Sono dunque i nostri cuori a turbare il mondo?
Mentre la seconda ipotesi discende dal discorso fatto da Fuyutsuki in Evangelion: 3.0:
FUYUTSUKI: Far crollare il mondo è un gioco da ragazzi, mentre quel che è davvero difficile è ricostruirlo. Perché come il tempo, il mondo non ha il dono della reversibilità. Proprio come il cuore umano. Perciò ora Ikari sta sacrificando tutto pur di portare a compimento il suo progetto. Compresa la sua stessa anima. […] Che compito sgradevole mi è toccato. Però, Yui… è ciò che volevi, vero?
Sebbene non possiamo escludere che da un film al successivo Anno abbia modificato il progetto, qui darò per buona l’ipotesi che la coerenza narrativa sia stata mantenuta. In quest’ottica il dialogo in Evangelion: 2.0 potrebbe suggerire che il Second Impact è stato provocato intenzionalmente dalla Seele con l’obiettivo di rendere gli Adams e l’eventuale entità ancestrale inutilizzabili e al contempo prendere possesso di uno degli Adams, quello che poi è stato usato per creare il Mark-06. Inoltre Anno ripropone il dialogo tra Gendo e Fuyutsuki dell’episodio 12 della serie TV e alla fine aggiunge due battute il cui contenuto ricorda non poco le Quattro Nobili Verità del Buddhismo: c’è molta sofferenza nella vita e discende dalle illusioni generate dall’ignoranza, tuttavia ci si può liberare da questo dolore percorrendo un opportuno sentiero che dirada l’ignoranza. La mente non illuminata di ogni essere senziente percepisce caos e turbamenti, pertanto i pensieri e le azioni conseguenti provocano la permanenza nel ciclo di nascita e morte, e l’unico modo per liberarsi da ciò è impegnarsi per raggiungere la visione chiara della realtà che è pura armonia. Gendo sembra dunque intenzionato a realizzare tale scopo.
Viceversa il dialogo di Fuyutsuki in Evangelion: 3.0, a meno che non sia una menzogna detta a Shinji per persuaderlo a salire sull’Eva-13, ci mette in guardia sulle intenzioni di Gendo. Il tempo, il mondo e il cuore delle persone non sono reversibili nella dimensione quotidiana dell’esistenza, tuttavia potrebbero essere modificabili avendo accesso a un luogo straordinario che mescola metafisica e fantascienza, una dimensione che dovrebbe essere proibita agli esseri viventi ma che Gendo non esiterebbe a violare per i suoi scopi. Inoltre per il momento pare che Yui sia coinvolta in questo progetto, anche se non possiamo asserire con certezza che lei ambisca allo stesso risultato desiderato da Gendo. Probabilmente Yui sveglierà l’Eva-01 in Evangelion: 3.0+1.0 e scopriremo finalmente qualcosa su di lei.
Il luogo proibito
Quale che sia l’obiettivo finale di Gendo non credo che rivedremo il Mare di LCL di The End of Evangelion, bensì credo che Anno voglia sbizzarrirsi e mettere in scena qualcosa di diverso. Di cosa si tratterà? Difficile dirlo, dipende anche dall’intenzione del regista di mostrarci o meno i meccanismi di fondo che caratterizzano la ripetizione degli eventi. In altre parole una prima ipotesi è che il film giunga al climax del Final Impact e Shinji sperimenti esplicitamente nuove possibilità (loop temporali, universi alternativi, ripetizioni storiche, etc.) prima di rifiutare tutto e tornare nel proprio mondo, mentre una seconda ipotesi è che Shinji abbia solo la percezione o al limite una visione delle molteplici possibilità senza che queste vengano sperimentate davvero.
Il luogo proibito dovrebbe essere legato al vortice e alla sfera nera che si vedono nel flashback del Second Impact in Evangelion: 2.0, indicato come 黒い穴 nello storyboard originale, ovvero “buco nero”. In particolare la sfera che fuoriesce dal vortice e che si ingrandisce potrebbe coincidere con la sfera presente nel Guf che si vede in Evangelion: 3.0, e che molto probabilmente vedremo in Evangelion: 3.0+1.0. Il fatto di aver usato il termine 黒い穴, che indica semplicemente dei buchi scuri come quelli in un muro o sul fondo del mare, anziché il termine ブラックホール legato ai buchi neri gravitazionali, indica che quello presente nel Rebuild non è un buco nero gravitazionale, bensì è una qualche fantasia inventata dagli autori, una sorta di luogo metafisico e fantascientifico.
Per quanto riguarda il centro del vortice possiamo dire che questo è un “buco” nel senso che è un portale di accesso per un’altra dimensione, e infatti si parla di apertura per la Sala del Guf, ed è “nero” perché, beh, è effettivamente buio al suo interno. A questo punto vi ricordo che anche in The End of Evangelion è presente un luogo metafisico con una sfera al suo interno: lo spazio in cui nuotano le anime dovrebbe essere la Sala del Guf, ovvero la dimensione in cui soggiornano le anime prima di incarnarsi, mentre la sfera rossa che si vede sullo sfondo potrebbe essere legata sia al Mare di LCL, in quanto luogo primigenio che ricorda il mare primordiale di alcune mitologie antiche, sia al Motore S2, in quanto fonte di energia/vita infinita che potrebbe collegarsi all’idea del Motore Immobile aristotelico.
Che dire però della sfera nera presente nel Rebuild? Il riferimento a un buco nero potrebbe calzare maggiormente con essa piuttosto che con il vortice, oppure le due cose sono collegate? Ma secondo i fisici che cos’è un buco nero?
Nella teoria della relatività generale di Einstein lo spazio e il tempo sono intessuti in una struttura quadridimensionale denominata spazio-tempo, che non è un palcoscenico statico nella quale avvengono gli eventi ma è una struttura dinamica che viene modificata dalla gravità delle masse contenute all’interno, come pianeti e stelle. L’esempio classico per descrivere la struttura dello spazio-tempo, sebbene un po’ imperfetto, è quello del telo elastico: ponendo una palla sopra al telo questo si curva a causa della massa del grave e si curva formando una valle nella zona intorno alla palla, esattamente come farebbe lo spazio-tempo in presenza di un corpo massivo. Avvicinando una biglia ai confini della valle vediamo che rotola verso il centro, oppure lanciando la biglia in modo opportuno vediamo che ruota intorno alla palla.
Ebbene, se l’interazione gravitazionale nella teoria di Newton è descritta in termini di una forza attrattiva che agisce a distanza, nella teoria di Einstein è descritta tramite deformazioni dello spazio-tempo. Un pianeta orbita intorno a una stella perché lo spazio-tempo intorno a quest’ultima è curvato in modo tale da vincolare il movimento del pianeta in una certa direzione, come quando un mulinello d’acqua costringe un oggetto a ruotare. In poche parole la massa dice allo spazio-tempo come curvarsi, mentre la curvatura dello spazio-tempo dice alla massa come muoversi.
Un buco nero è una regione dello spazio-tempo in cui, a causa di una massa racchiusa in un volume sufficientemente piccolo, la curvatura diventa così estrema da impedire la fuga di qualsiasi oggetto che oltrepassi un certo limite, denominato orizzonte degli eventi. Pensate per esempio a uno scivolo acquatico che diventa sempre più ripido: possiamo vedere ciò che ci lasciamo alle spalle, ma una volta superata una certa inclinazione diventa impossibile risalire e scivoliamo inesorabilmente verso il basso.
Nella vita di tutti i giorni siamo obbligati a percorrere la dimensione temporale solo verso il futuro, mentre possiamo percorre le tre dimensioni spaziali sia avanti che indietro, ma se oltrepassassimo l’orizzonte degli eventi di un buco nero il tempo rallenterebbe e la dimensione radiale risulterebbe percorribile solo verso l’interno, rendendo di fatto impossibile la fuga verso l’uscita. La curvatura dello spazio-tempo in queste regioni è quindi talmente estrema da impedire la fuga perfino ai fotoni, ed è per questo motivo che i buchi neri sono “neri” e impossibili da osservare direttamente (sebbene esistano metodi indiretti per l’osservazione, come il disco di accrescimento della foto pubblicata recentemente o del film Interstellar).
Secondo la teoria, cioè secondo le equazioni relativistiche, all’interno di un buco nero è presente una singolarità gravitazionale, cioè un luogo geometrico di volume infinitesimo che contiene tutta la massa del buco nero e in cui la curvatura dello spazio-tempo diventa infinita. Il problema di questa soluzione è che discende esclusivamente dalla teoria della relatività, quando invece si dovrebbe ricorrere anche alla fisica quantistica dato che la scala di analisi diventa molto piccola. Dunque è necessaria una teoria più completa che unendo l’estremamente grande (relatività generale) all’estremamente piccolo (fisica quantistica) sia in grado di descrivere in modo rigoroso i fenomeni di gravità quantistica. Solo in questo modo scopriremo se le singolarità sono teoricamente e fisicamente accettabili, per il momento possiamo solo dire che l’assenza di una descrizione teorica completa e dei riscontri sperimentali lascia aperta la porta del mistero e perciò dal punto di vista degli scrittori di fantascienza c’è del materiale per fantasticare.
Tutto ciò come si può collegare al Rebuild?
Innanzitutto dal punto di vista delle citazioni il buco nero è un chiaro riferimento ai finali di GunBuster e DieBuster, e siccome Anno ha già citato Nadia e Le situazioni di Lui & Lei, tra astronavi, glifi e musiche, è plausibile che nell’ultimo film ci sia anche un riferimento ai due Punta al Top!, soprattutto perché il buco nero compare proprio negli episodi finali delle due opere, con tanto di citazioni all’effetto di dilatazione temporale e alla singolarità.
Tuttavia l’aspetto più interessante è il punto di vista fantascientifico. Possiamo fantasiosamente paragonare il portale del vortice presente nel Rebuild a un orizzonte degli eventi, in quanto è la zona che separa il mondo fisico dalla misteriosa dimensione interna che dovrebbe essere la Sala del Guf. Analogamente anche la sfera nera si può paragonare a un orizzonte degli eventi, in quanto potrebbe celare al suo interno un luogo in cui le leggi fisiche cessano di funzionare per come le conosciamo. A questo punto Anno ha la possibilità di fantasticare prendendo spunto qua e là.
Nella teoria della relatività la storia di un oggetto nello spazio-tempo è detta linea di universo ed è delimitata dal cono di luce.
Nella figura seguente l’asse verticale rappresenta il tempo, percorribile solo verso il futuro, mentre il piano orizzontale rappresenta lo spazio bidimensionale, percorribile in tutte le direzioni. La posizione spazio-temporale attuale dell’oggetto è rappresentata dal pallino rosso, l’interno del cono inferiore contiene l’insieme delle posizioni spazio-temporali passate da cui l’oggetto può provenire, mentre l’interno del cono superiore contiene l’insieme delle posizioni spazio-temporali future che l’oggetto può occupare.
La linea di universo di un oggetto che si muove con velocità inferiore a quella della luce è sempre contenuta all’interno del cono, ed è detta curva di tipo tempo, mentre nel caso di moto alla velocità della luce la linea di universo giace sulle pareti del cono, ed è detta curva di tipo luce. Per la relatività di Einstein una linea di universo non può mai uscire dal cono perché non è possibile superare la velocità della luce.
In presenza di spazio-tempo curvo le linee di universo vengono curvate, quindi possiamo pensare a una situazione estrema in cui la curvatura spazio-temporale sia così grande da curvare le linee di universo fino a portarle in una posizione temporale passata. In tal caso si formerebbe una linea chiusa ad anello, detta curva chiusa di tipo tempo, ovvero una macchina del tempo cosmologica.
In linea puramente teorica queste curve chiuse appaiono come soluzioni delle equazioni di Einstein, per esempio in presenza di particolari buchi neri rotanti, oppure nel caso di ipotetici wormhole, i.e. cunicoli che connetterebbero regioni separate dello spazio-tempo (come in Interstellar). Tuttavia tra teoria e realtà c’è di mezzo il mare, innanzitutto queste soluzioni potrebbero essere esclusivamente figlie della relatività generale e non presentarsi in una futura teoria più completa, in secondo luogo se anche dovessero esistere davvero bisogna vedere se sono stabili e dunque percorribili.
Ovviamente tutto ciò non ci interessa, l’aspetto importante per noi è quello sci-fi per cui una curva chiusa di tipo tempo, realizzabile per esempio con un wormhole, porterebbe in un punto spazio-temporale diverso da quello di partenza, cioè in un luogo e/o in un tempo diversi da quelli da cui siamo partiti. Anno potrebbe quindi aver preso spunto dai buchi neri e dalle curve chiuse di tipo tempo per inventare nel Rebuild una misteriosa sfera nera in grado di dare luogo a loop temporali, in tal senso il legame con la fisica reale non sarebbe a livello di giustificazione teorica ma sarebbe a livello di spunto, come è giusto che sia.
In tutti questi discorsi sui buchi neri abbiamo tralasciato l’aspetto quantistico orientandoci verso l’aspetto relativistico della faccenda. Eppure, c’è un “dettaglio” quantistico che vale la pena considerare, ovvero il concetto della sovrapposizione degli stati: prima di misurare/osservare lo stato di un oggetto quantistico, per esempio la posizione di una particella, questo si trova in uno stato di sovrapposizione dei vari stati probabili, mentre dopo una misurazione/osservazione la sovrapposizione collassa in una realizzazione ben precisa.
Per avere un’idea di questa caratteristica del mondo quantistico consideriamo il classico esempio di Schroedinger, semplificandolo per arrivare subito al nocciolo: in una scatola chiusa ci sono un gatto e una fiala di veleno di natura quantistica. Fintantoché non apro la scatola, cioè finché non osservo la fiala e il gatto, la prima è allo stesso tempo sia intatta sia rotta e il micio è al tempo stesso sia vivo sia morto, i.e. c’è una sovrapposizione di stati. Viceversa nel momento in cui apro la scatola questa sovrapposizione collassa e il gatto risulta o vivo o morto. Una situazione del genere nella vita reale è assolutamente inusuale, ma a livello quantistico, cioè nell’estremamente piccolo, questo concetto ha perfettamente senso.
Curioso, ma questo concetto come si lega al Rebuild?
I titoli internazionali dei primi tre film sono: You are (not) alone, You can (not) advance e You can (not) redo. Ciascun titolo si può intendere proprio come un esempio macroscopico di sovrapposizione di stati, e lo “You” può essere sia Shinji, come ho già osservato nell’articolo dedicato al Rebuild, sia il generico spettatore.
Innanzitutto possiamo dire che finché non guardiamo il film, ovvero finché non osserviamo il contenuto della scatola, lo “You”, cioè l’equivalente del gatto di Schroedinger, è sia solo che non solo, può sia avanzare che non avanzare, può sia rifare che non rifare qualcosa. Guardando i film noi spettatori scopriamo quale possibilità si realizza, ma non solo, è lo stesso Shinji che realizza una delle possibilità, in modo più o meno consapevole, all’interno della finzione narrativa. In altre parole a priori né lo spettatore né Shinji sanno cosa accadrà, solo nel momento della realizzazione di un pensiero o di un’azione si diviene coscienti di ciò.
In You are (not) alone Shinji si sente solo, soprattutto nell’affrontare le difficoltà, ma poi in parte capisce di far parte di un gruppo dove ognuno coopera per realizzare un obiettivo comune. In You can (not) advance Shinji avanza nella sua integrazione sociale ma rimane passivo in altre situazioni, alla fine fugge e poi quasi distrugge il mondo. In You can (not) redo Shinji si ritrova in disparte e nasce in lui il desiderio di tornare indietro, di ripristinare il mondo com’era prima, ma poi fallisce.
Anche se in ogni film è presente una scena importante in cui è evidente la doppia possibilità descritta dal corrispettivo titolo inglese, tale sovrapposizione di possibilità, nonché il corrispettivo collasso verso una precisa realizzazione, si ripete lungo tutto il film. Shinji si sente continuamente solo e non solo, e di volta in volta una possibilità prevale sull’altra, idem per quanto riguarda gli altri due casi. Dunque se rileggiamo l’interpretazione appena proposta ponendola al di fuori della quarta parete, ci accorgiamo che le stesse considerazioni valgono anche per noi. Prima di ogni pensiero e di ogni azione ciascuno di noi si trova in uno stato in cui molteplici possibilità sono potenzialmente realizzabili, ciò avviene ininterrottamente per tutta la vita.
È interessante chiedersi che fine facciano tutti gli stati quantistici che non vengono rilevati al momento dell’osservazione, ovvero, se apro la scatola di Schroedinger e trovo il gatto vivo, che fine ha fatto lo stato quantistico in cui il gatto era morto? Anche per rispondere a questa domanda è stata elaborata l’interpretazione “a molti mondi” nella quale ogni stato quantistico si realizza in un universo parallelo facente parte del Multiverso. Il risultato dell’esperimento di Schroedinger è quindi la creazione (o la pre-esistenza) di due universi, uno nel quale il gatto è vivo e uno nel quale il gatto è morto.
Applicando questa interpretazione al Rebuild possiamo immaginare due universi, uno nel quale lo “You” del titolo è solo e uno dove non lo è, uno dove può avanzare e uno dove non può, uno dove può rifare qualcosa e uno dove non può. Spingendoci all’estremo possiamo dire che per ogni evento differente esiste un apposito universo alternativo, dunque esisterebbero infiniti universi, ognuno diverso per un dettaglio che si è realizzato in un modo anziché in un altro. Seguendo quest’ipotesi non possiamo escludere delle situazioni davvero bizzarre che potrebbero verificarsi nell’ultimo film, per esempio la manifestazione macroscopica della sovrapposizione degli universi e degli eventi, per cui Shinji potrebbe entrare in contatto diretto con altre versioni di sé.
A questo punto non ci rimane altro da fare che collegare tutti i pezzi tra loro. Abbiamo detto che la sfera nera potrebbe prendere spunto dai buchi neri, abbiamo visto che la relatività generale prevede curve chiuse di tipo tempo e wormhole, e abbiamo considerato questi ultimi come candidati sci-fi per connettere punti spazio-temporali appartenenti allo stesso universo. Ebbene, teoricamente un wormhole può anche connettere tra loro due universi paralleli, il che ci permette di chiudere il cerchio. Tuttavia se vogliamo trovare ancora più collegamenti, possiamo aggiungere l’ipotesi secondo cui l’universo non è nato con la singolarità del Big Bang, ma si è sviluppato da un Big Bounce, ovvero un grande rimbalzo causato dalla contrazione dell’universo precedente che si è poi nuovamente esteso anziché rimpicciolire all’infinito. L’universo si potrebbe quindi ripetere ciclicamente, alla stessa stregua di una fisarmonica che viene dilatata e contratta più volte, e il punto di nascita e morte sarebbe descritto da una particolare teoria della gravità quantistica. Emblematico il legame con i cicli cosmici dell’Induismo, vero?
In definitiva la sfera nera potrebbe essere collegata sia all’idea dei loop temporali, sia all’idea dei molti mondi, ovvero potrebbe essere (e qui sì che ci addentriamo in profondità nella speculazione più estrema) il luogo proibito dal quale è possibile osservare, modificare e magari entrare in contatto con periodi temporali diversi e universi alternativi. La metafisica, a questo punto, ci porterebbe a considerare la sfera come Uovo Cosmico, il luogo da cui tutti i mondi provengono e a cui ciclicamente ritornano, e quindi collegarsi alle ripetizioni storiche e cosmiche dei cicli di nascita e morte dell’Induismo e del Buddhismo. Gendo potrebbe dunque creare una divinità che come Brahma o Pangu abbia a che fare con l’Uovo Cosmico e possa dunque sfruttarne il potere di creare e modificare la realtà, ma non solo, infatti l’Uovo può anche essere collegato allo stato supremo di armonia imperitura, come il Nirvana e il Moksha, similmente al Mare di LCL mostrato in The End of Evangelion, quindi l’obiettivo finale potrebbe anche essere questo.
In ogni caso è difficile sbilanciarsi su quale sarà l’opzione che Anno mostrerà nel film, a dirla tutta è perfino difficile essere sicuri che Anno sceglierà davvero una di queste opzioni. In effetti potrebbe tranquillamente rimanere sul vago, mettendo in mostra un qualcosa che sia legato alle molteplici possibilità ma senza esplicitare se si tratti di loop temporali, di universi alternativi, di ripetizioni storiche o di cicli cosmici. Magari tutte queste cose insieme, o magari nessuna.
L’illustrazione presentata alla mostra per il decimo anniversario della Khara potrebbe essere un’anteprima del mistero che ci attende? Nella parte superiore si notano degli ovali concentrici verdi che potrebbero essere una sorta di portale/orizzonte degli eventi, mentre tutto intorno si vede una struttura gigantesca a gradoni, con un fiume che scorre in mezzo. Nella parte inferiore invece un Eva con una Lancia di Longinus si dirige verso delle luci misteriose (le molteplici possibilità?), mentre quella che sembra una ragazza (Asuka?) osserva la scena da uno scoglio.
Che sia questo il luogo proibito? Chissà, forse sì, oppure è solo un’illustrazione fantasiosa e nient’altro, anche perché sarebbe uno spoiler ragguardevole.
Paradossi, problemi e confronto finale
Se grazie alla sfera nera Shinji aprisse una porta verso una delle molteplici possibilità e ne facesse esperienza si potrebbero generare dei paradossi, ma ciò dovrebbe essere proibito dallo stesso universo/multiverso.
Il primo è il paradosso di coerenza: se Shinji dovesse modificare il passato in modo tale da non far formare la Wille, allora la Wille che si trova nel futuro come si è formata se il passato è cambiato? Nel caso di linea temporale singola tale paradosso può essere evitato in due modi:
• nel momento in cui Shinji torna indietro il futuro viene cancellato;
• il passato non può essere modificato e il futuro non può essere cancellato, quel che è successo è successo (predestinazione).
Tale paradosso viene eliminato automaticamente se prediamo in considerazione linee temporali multiple, ovvero universi paralleli/alternativi, in quanto ogni cambiamento nel nuovo passato influenza solo il nuovo futuro relativo al nuovo universo, senza creare paradossi con il vecchio futuro relativo al vecchio universo.
Il paradosso di coesistenza è invece legato alla presenza di due Shinji in uno stesso tempo. Tuttavia se consideriamo che solo la coscienza di Shinji venga trasferita allora non ci sarebbero problemi, in quanto non ci sarebbero due Shinji in carne e ossa ma solo uno. Che dire però delle coscienze? Se la coscienza futura viene trasferita nella coscienza passata o in una coscienza parallela, che fine fa quest’ultima? Se versiamo acqua nell’acqua sempre acqua otteniamo, non cambia nulla. O meglio, nel caso dell’acqua cambia la quantità di liquido, ma nel caso della coscienza, o anima, essendo immateriale, i.e. non fisica, non ci sarebbero né cambiamenti né paradossi.
In particolare nel caso delle coscienze/anime di Shinji paralleli/alternativi, potremmo pensare che esse siano interconnesse ma non comunicanti. In questo modo non ci sarebbero scambi di informazioni, i.e. ciò che impara Shinji nell’universo A non ha effetto sulle conoscenze degli Shinji appartenenti agli altri universi, tutt’al più ci potrebbero essere déjà vu o intuizioni improvvise, stile colpo di genio, ma nulla di più.
Il problema sopraggiunge se grazie alla sfera nera la conoscenza di Shinji 1 si amalgama con la conoscenza di uno Shinji 2 appartenente al passato, a un universo alternativo, a un periodo storico diverso, o a un ciclo cosmico differente. I due Shinji hanno conoscenze diverse ma poi, all’improvviso, in una realtà viene inserita dal nulla una conoscenza non causale, i.e. non sviluppata in seguito a un complesso percorso di vita causa-effetto interno a quella dimensione. È il paradosso della conoscenza.
Immaginiamo di viaggiare verso il tempo dell’infanzia, durante il periodo delle scuole elementari, riunendo la nostra coscienza con quella del bambino che eravamo allora, ma con la conoscenza accumulata fino a oggi. Bello, no? La conoscenza acquisita si rivelerebbe utile per modificare il passato e quindi il nuovo futuro. Eppure qualche problema potrebbe nascere. La scuola sarebbe oggettivamente semplice ma non per questo sarebbe soggettivamente facile, essendo una mente adulta nel corpo di un bambino forse dopo un po’ di tempo non riusciremmo a vivere quella vita con lo stesso senso di appartenenza e con lo stesso senso di meraviglia di una volta. Ci andrebbe bene? Probabilmente non ci sarebbero più alcune paure e alcuni dubbi, ma forse ne emergerebbero altri di tipo diverso. Magari questo effetto collaterale dipende alla differenza d’età, siamo tornati troppo indietro, ma forse si ripresenterebbe anche viaggiando al tempo dell’adolescenza o al periodo post-maturità. Tutti questi problemi, però, potrebbero non risultare tali per qualcuno che, desiderando così tanto rivivere la sua vita da un certo periodo in poi, si adatterebbe con tutto se stesso al nuovo stato di cose.
Per evitare alla radice il paradosso della conoscenza non dovrebbe essere permesso il trasferimento della conoscenza di Shinji 1 nella coscienza di Shinji 2. In questo caso, nella vita di arrivo, non solo non ci sarebbe il vantaggio di affrontare studi scolastici e relazioni con minori difficoltà, ma sparirebbe anche tutto ciò che è stato imparato nella vita di partenza. Dovremmo rifare tutto da capo, con la possibilità, sempre viva, di fare peggio della volta precedente. Perché tornando indietro potremmo migliorare, ma potremmo anche peggiorare. Inoltre qualsiasi legame stretto nel futuro verrebbe cancellato, sul versante umano sarebbe tabula rasa. Pro e contro. Anno si soffermerà su queste cose? Personalmente spero di sì.
Abbiamo dunque visto che alcuni concetti di fisica e di logica potrebbero essere usati da Anno come spunto (e non come giustificazione) per gli eventi del Rebuild, e che nel processo di ripetizione ci sono tre paradossi di cui due fondamentali, quello di coerenza, che per essere evitato richiede la cancellazione del futuro, la predestinazione o la presenza di realtà multiple, e quello della conoscenza, che per essere evitato richiede che la conoscenza non venga trasferita nel viaggio.
Nell’ultimo film Shinji potrebbe trovarsi faccia a faccia con queste molteplici possibilità, sperimentandole fisicamente in prima persona in modo consapevole, come accade per esempio a Bill Murray nel film Ricomincio da capo o alla protagonista de La ragazza che saltava nel tempo, o in modo inconsapevole come accade a Gwyneth Paltrow nel film Sliding doors. In aggiunta a (o al posto di) ciò, Shinji potrebbe percepire, visionare, immaginare o sognare le molteplici possibilità come accade al piccolo protagonista del film Mr. Nobody, senza però viverle realmente e senza essere vincolato da paradossi.
È chiaro che Anno può evitare i paradossi in due modi: con il viaggio nel tempo verso il futuro anziché verso il passato, oppure con l’escamotage “una divinità può fare tutto”. In quest’ultimo caso qualora Shinji si ritrovasse tra le mani il potere di un dio potrebbe anche trascendere qualsiasi limitazione, tuttavia in questo articolo ho ritenuto interessante analizzare i paradossi poiché evidenziano i limiti e i contro dei viaggi spazio-temporali, di qualsiasi tipo essi siano.
Quanto detto finora riguarda soprattutto l’aspetto strutturale delle ripetizioni, ma ciò che è più importante è l’insieme di domande dal punto di vista filosofico e umano.
Devi fare la scelta giusta. Ma finché non scegli, tutto resta ancora possibile.
Di fronte alle innumerevoli possibilità della vita l’individuo cosa può fare? L’angoscia per non sapere quale strada intraprendere e la disperazione per la propria identità psicologica sono argomenti che abbiamo già incontrato nel finale di Neon Genesis Evangelion, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra l’ambiente esterno e la propria interiorità.
Nel Rebuild, oltre a essere riproposte queste paure che riguardano il soggetto nei confronti del futuro, il tema prevalente sembra essere lo sconforto per gli errori commessi nel passato e il tarlo del “se potessi rifarlo aggiusterei tutto”. A questo punto, se nel ripetere le stesse esperienze Shinji dovesse ripetere anche gli stessi errori, ciò sarebbe indicativo del fatto che è lui a sbagliare continuamente (fattore interno) oppure che in un ambiente complesso alcune scelte sono più probabili di altre (fattore esterno)? Oppure un miscuglio di tutto ciò? La scelta che fa collassare la sovrapposizione di possibilità e di identità in una realizzazione individuale più definita, quanto dipende dall’adattamento alle circostanze? E quanto dipende dal proprio Sé e dalla propria volontà?
Ma il punto umano più interessante, a mio dire, è quello che si verifica quando strutturalmente la coerenza viene mantenuta per cancellazione del futuro o per via di realtà multiple, in quanto legandosi all’impossibilità del trasferimento di conoscenza creerebbe il seguente dilemma esistenziale: sono davvero disposto a distruggere e a perdere qualcosa per riprovare da capo? Come può essere superato questo problema con tutti i circoli viziosi mentali che esso si porta dietro?
Da una parte abbiamo Gendo, colui che desidera realizzare il Perfezionamento, e dall’altra abbiamo Shinji, colui che desidera ripristinare il mondo. Shinji, ovvero il principe, e Gendo, ovvero il re, sono gli archetipi di un medesimo personaggio che ambisce a modificare la realtà o a raggiungere una dimensione di armonia imperitura trascendendo l’esistenza, senza rendersi conto del presente. Padre e figlio si trovano infatti immersi in un presente che percepiscono come ostile, in cui tutto ciò che è intorno a loro viene rifiutato e considerato di poco valore, dunque l’ultimo film dovrebbe ruotare proprio intorno alle motivazioni e alle scelte di questi due personaggi.
Inoltre vi faccio notare che in ciascuno dei primi tre film del Rebuild c’è almeno una scena che mostra un confronto diretto tra Shinji e Gendo, inoltre nell’Evangelion Kaibunsho, documento misterioso del 1997 con canonicità non nota contenente varie informazioni su Evangelion, sulla GAiNAX e sull’industria degli anime, viene detto che negli ultimi episodi della serie TV era prevista la battaglia finale tra padre e figlio, cosa che in minima parte si può trovare nel manga di Sadamoto, poiché in esso è presente un ultimo confronto tra questi due personaggi. Dunque è molto probabile che nell’ultimo film, in assenza della Seele e al lordo della battaglia con la Wille, il vero confronto sarà quello tra Shinji e Gendo, magari anche con una scena faccia a faccia che si aggiunge alle scene dei tre film precedenti. Se tanto mi da tanto, per simmetria, il quarto confronto dovrebbe vedere uno Shinji risoluto che si oppone al piano di Gendo.
In definitiva direi che ci potrebbero essere due momenti topici: uno legato all’effettiva esperienza della ripetizione degli eventi (Shinji che tenta davvero di cambiare il passato ma non ci riesce), l’altro legato alla liberazione dalle molteplici possibilità (Shinji che non riuscendo a cambiare il passato trascende tutte le possibilità). Solo a questo punto avverrà il confronto finale di Shinji con se stesso, esattamente come nella serie TV e nel manga, in cui egli capirà come superare il blocco e dove deciderà se vivere la propria vita o no.
Anti-finale
Per concludere questa lunga esplorazione voglio mostrarvi ancora una cosa. A luglio 2017 sul sito dello studio Khara è uscita la seguente locandina, con un testo giapponese e una sua versione in inglese.
Ci sono state molte interpretazioni circa il significato di queste righe e adesso voglio dirvi la mia. Per iniziare associamo a ogni parte giapponese la corrispondente parte inglese:
続、After that,
そして終。and THE END.
非、NOT,
そして反。and ANTI.
Osservando la simmetria tra sopra e sotto mettiamo in corrispondenza la prima riga con la terza:
続 After that
非 NOT
• Interpretazione inglese: After that NOT → dopo i NOT → dopo i primi tre film del Rebuild.
• Interpretazione giapponese: 続 significa “continuazione”, 非 significa “errore/colpa” come parola singola, mentre come prefisso indica la negazione. Dunque possiamo leggere in due modi:
· 続非 continuazione della colpa/dell’errore → continuano gli errori/le colpe.
· 非続 non-continuazione → cessazione → potrebbe indicare che il quarto film è il finale del Rebuild, oppure che nel film accadrà qualcosa che farà cessare gli errori e le colpe. Seguendo quest’ultima strada vengono subito in mente il Final Impact e il Perfezionamento.
Ora mettiamo in corrispondenza la seconda riga con la quarta:
そして終 and THE END
そして反 and ANTI
I primi tre ideogrammi sono uguali e quindi li togliamo, mutatis mutandis per l’inglese. In ciò che rimane usiamo ANTI come prefisso:
反終 ANTI-THE END
Interpretazione inglese: anti-finale → il quarto film è l’anti-finale.
Interpretazione giapponese: 反 è il prefisso “anti-” e significa “opposto”, 終 significa “finale” → il quarto film è l’anti-finale.
Anti-finale → opposto del finale → inizio. Dunque nell’ultimo film ci saranno la fine e l’inizio. Qualcosa di simile è presente in The End of Evangelion quando Fuyutsuki dice:
La Sala del Guf è stata aperta. Il sigillo che ci divide dall’inizio e dalla fine del mondo è stato spezzato.
e in seguito Keel dice:
L’inizio e la fine convergono nel medesimo punto. Perfetto, è esattamente così che doveva essere.
Se in The End of Evangelion la coincidenza tra inizio e fine è relativa al fatto che le anime stanno tornando alla Sala del Guf e al Mare di LCL, cioè i luoghi d’origine, in Evangelion: 3.0+1.0 la coincidenza tra inizio e fine dovrebbe avvenire nel luogo proibito di cui abbiamo parlato in precedenza, cioè la sfera nera. Ha senso, ma non basta.
A tutto ciò si può infatti aggiungere un riferimento tratto dal Libro dei Mutamenti, testo classico cinese molto antico. Nel libro viene descritto l’anti-finale primordiale (原始反終) e in proposito viene detto di “esplorare/indagare lo sviluppo delle cose dall’inizio alla fine”. Nella sezione dedicata si parla dei cieli e della terra, della luce e dell’oscurità, della vita e della morte, del divenire, della conoscenza e della benevolenza, tutti elementi che vengono indagati per svelare la vera natura delle cose e per trasformare se stessi. Gli antichi cinesi credevano che il cambiamento ciclico di tutte le cose fosse una delle leggi fondamentali dell’esistenza, e nel Libro dei Mutamenti l’anti-finale primordiale indica proprio questa ciclicità in cui l’inizio diventa fine e la fine diventa inizio. Dalla nascita alla morte, dalla prosperità al declino, dal movimento al silenzio, e dall’inizio alla fine, questa è la legge del mutamento. Conoscendo questa legge si potrà vivere saggiamente, non comprendendo questa legge si cadrà nel fallimento.
Il legame con le molteplici possibilità è lampante, quindi molto probabilmente Anno ha preso spunto proprio da qui per la criptica locandina, il cui senso complessivo è dunque il seguente:
Dopo i primi tre film del Rebuild gli errori e le colpe continuano, fino a che giunge il termine (Final Impact/Perfezionamento). A questo punto sarà esplorato il mutamento delle cose dall’inizio alla fine.
Considerando il tema del film direi che ci siamo.
Qual è l’essenza di una persona? Per cosa vivono gli uomini? Il tema di Evangelion è universale e travalica qualsiasi età.
Conclusioni
Prima di concludere desidero ringraziare Filippo per l’editing sempre attento e Tony per aver controllato la correttezza della parte di fisica e per alcuni spunti. Grazie!
In questo articolo ho cercato di riunire le ipotesi che avevo proposto nei due articoli precedenti e ho aggiunto ulteriori speculazioni basate su alcuni riferimenti che ho trovato seguendo il criterio di cui ho parlato all’inizio: poiché Anno costruisce il palcoscenico delle sue opere prendendo spunto da tante cose del mondo reale, come la religione, la cultura popolare giapponese e la (fanta)scienza, cerchiamo dei riferimenti plausibili in questi campi. Poiché Anno ha cambiato l’embrione di Adam con la chiave di Nabucodonosor un motivo ci sarà, e la cosa più ovvia da fare è andare a vedere chi era questo Nabucodonosor, nonché le altre fonti d’ispirazione naturalmente associabili. In potenza lo scenario mitologico che viene fuori è coerente e plausibile, ma chiaramente Anno potrebbe anche pensare a tutt’altro. Spero comunque che questa esplorazione speculativa sia stata stimolante e vi abbia incuriosito, anche solo per provare a immaginare il lavoro creativo che stanno facendo in casa Khara.
In ogni caso che le ipotesi proposte siano corrette o meno il punto fondamentale di Evangelion, tanto nella serie quanto nel Rebuild, non è la struttura dello scenario di fondo quanto piuttosto il modo in cui i personaggi si relazionano con gli eventi che si verificano intorno a loro. Questa è di sicuro la cosa che trovo più interessante e che mi ha spinto a seguire questa nuova storia con Shinji e compagnia bella. Penso che Anno fornirà qualche risposta sullo scenario, così come in The End of Evangelion Misato spiega quale fu l’obiettivo dietro il Second Impact e Fuyutsuki fa la telecronaca del rituale messo in moto dalla Seele, tuttavia ciò che davvero mi interessa è il messaggio che Anno vuole comunicare attraverso la riproposizione in chiave moderna di una storia nata negli anni Novanta.
A livello di contenuto artistico direi che come per William Blake anche per Anno l’immaginazione svolge un ruolo molto importante, non solo per creare la storia, ma proprio come elemento che l’individuo può usare per reinventare se stesso all’interno di una società complessa e frenetica. Immaginazione e creatività possono essere alcuni degli elementi da coltivare non tanto per saltare di palo in frasca da un’identità all’altra, ma per scoprire meglio se stessi, le proprie potenzialità e le persone con cui ci si relaziona, per approcciare da varie angolazioni tanto alle proprie passioni quanto ai problemi quotidiani. Poiché già nel finale di The End of Evangelion viene detto che «l’immaginazione è la forza dell’uomo», mi aspetto che anche in Evangelion: 3.0+1.0 l’immaginazione sia uno dei punti fondamentali che Anno userà nel percorso di crescita psicosociale di Shinji.
Ricordiamo che il Rebuild è nato anche con lo scopo di ridare linfa all’animazione:
ANNO: Mentre aumenta il fenomeno di allontanamento dei fan di anime tra i ragazzi delle medie e delle superiori, percepisco come necessario promuovere opere rivolte a loro.
Sarà interessante vedere in che modo Anno manterrà l’equilibrio tra l’arte per l’arte e l’importanza di far uscire dalla quarta parete un messaggio per gli spettatori.
Dunque, non ci resta che attendere fiduciosi!