Oggi abbiamo l’onore di intervistare Luca Moretti, nipponista, scrittore, musicista e cantante, regista, insegnante e attore di teatro kyogen, nonché grande appassionato di Evangelion, in occasione del suo recente progetto di crowdfunding, l’Italo Kyogen Eva Project.
Distopia Evangelion: Ciao, Luca, grazie per concederci questa intervista! La tua grande passione per il Giappone è quasi il filo conduttore della tua vita, tanto da averti fatto conseguire una Laurea in Studi Orientali. Come è nato e come si è evoluto questo interesse per il Paese del Sol Levante?
Luca Moretti: Ciao ragazzi, grazie a voi per l’ospitalità! Iniziamo subito a scavare nella “preistoria”. In effetti la passione per il Giappone ha influenzato e influenza molte delle mie attività ma, quasi banalmente, come per molti della mia generazione, tutto è nato nella maniera più classica possibile: con anime e manga. Da bambino guardavo i cartoni, poi al liceo iniziai a collezionare manga e, data la vicinanza -sono di origini maremmane-, ebbi la fortuna di andare regolarmente a Lucca Comics con gli amici, ai tempi del Palazzetto! Galeotta fu la passione per le lingue che mi portò a frequentare un corso privato di Giapponese. Il fascino che la lingua giapponese esercitò su di me fu così incontenibile che mi iscrissi alla Facoltà di Studi Orientali de La Sapienza. L’incontro con la cultura tradizionale cambiò ulteriormente le prospettive. Vorrei evitare di dire banalità come “l’incontro tra tradizione e modernità del Giappone mi catturò, ecc.”, ma fu proprio così; nonostante conosca molto bene la tradizione giapponese, adoro profondamente questo “fluttuare” tra antico e moderno in tutti gli aspetti della società. A volte, seduto in una caffetteria, mi basta osservare i giapponesi nel loro quotidiano per godere di questa essenza. Sarò forse controcorrente ma mi piace davvero l’aspetto sociale del Giappone. Ho lavorato e lavoro molto bene con i giapponesi e, sentendo i commenti di molti miei colleghi, mi ritengo fortunato. Forse la mia fortuna è stata quella di entrare “dalla porta di servizio” ed essere stato accettato sin da subito come parte del loro mondo, del mondo del teatro kyogen.
DE: Come attore ti sei esibito in Italia e nei principali teatri giapponesi, tra cui il Teatro Nazionale di No di Tokyo; come è nato il tuo amore verso il teatro e come sei arrivato allo stile kyogen, tradizionale farsa del teatro giapponese?
LM: Di colpo! Mi spiego meglio: non c’è stato un passaggio che attraverso esperienze nel teatro occidentale mi abbia portato a scoprire il teatro orientale e infine il kyogen. Sono stato catapultato direttamente dentro un kimono a fare kyogen! Ex abrupto prima ho scoperto il kyogen, poi ho ricevuto un addestramento tradizionale giapponese, poi ho scoperto il teatro in generale. Sono il Benjamin Button del Teatro! Tutto ebbe inizio con un professore dell’Università Waseda di Tokyo, Sekine Masaru, che a Roma voleva condurre un “esperimento”: far recitare uno spettacolo in lingua giapponese tradizionale a degli studenti italiani.
L’importante era avere una buona conoscenza linguistica e, per inciso, nessuno aveva alcuna esperienza teatrale. Nonostante questo lo spettacolo andò alla grande e si trasformò in una prima tournée in Giappone e una seconda, con un altro spettacolo, l’anno successivo. Ottenemmo un grande successo, supportati da stampa e TV, recitammo in teatri prestigiosi in tutto il Giappone, calcando palchi fino a quel momento preclusi agli occidentali – ecco cosa intendevo con l’”entrare dalla porta di servizio”… Le persone ci riconoscevano addirittura per strada! Nel frattempo ho conosciuto degli attori di kyogen tradizionale e ho espresso il desiderio di ricevere un addestramento tradizionale e loro… hanno accettato! Ora è d’obbligo fare una piccola presentazione del kyogen per i non addetti ai lavori: il kyogen è la forma di teatro comico tradizionale giapponese con una precisa struttura drammaturgica, dei movimenti stilizzati e un particolare linguaggio che sono rimasti inalterati da circa 600 anni. La trasmissione di questa forma teatrale è di tipo orale, da nonno a nipote, quindi potete immaginare quale onore mi è stato concesso!
Sono stato il primo europeo a ricevere un addestramento simile e quella è stata la mia prima, vera -e unica- scuola di teatro! Poi ho proseguito a recitare sui palchi tradizionali a fianco di tesori nazionali viventi e grandi maestri kyogen: addestramenti durissimi ma esperienze impagabili e grande divertimento!
Amo il kyogen e cerco di trasmettere questo mio amore ai miei allievi e spettatori, facendolo nella maniera più pura, se vogliamo dire, perché appunto non ho avuto un percorso teatrale occidentale. Per anni ho fatto e imparato solo il kyogen! Solo più tardi, scoperto che il kyogen e la nostra Commedia dell’Arte hanno molti aspetti in comune, ho seguito dei corsi e ho studiato il teatro tradizionale e contemporaneo occidentale. A dire il vero mi sono esibito relativamente poco in Italia e il mio vero ambiente naturale è il palco tradizionale giapponese, ma appunto il mio imprinting viene direttamente dal cuore del kyogen, dal cuore del Giappone e cerco di trasmetterlo nel modo più puro possibile.
DE: Tra le tue passioni di lunga data c’è quella per Evangelion, che ha portato anche alla collaborazione con l’Associazione Culturale EVA IMPACT per cui hai scritto un prezioso articolo inserito nel volume Evangelion Impact. Come hai scoperto questa serie e perché la apprezzi così tanto?
LM: La passione per Eva nasce dalla passione per gli anime che avevo da ragazzo e che è ancora rimasta incorrotta negli anni. Continuo a vedere anime e ad appassionarmi all’animazione giapponese e sono sempre curioso delle nuove uscite. Scoprii Evangelion durante l’Anime Night di MTV. Poi vennero le VHS con due sole puntate, comprate a Lucca. Mi affascinava visivamente e mi piaceva esserne “disturbato” dai risvolti psicologici, ma non credo di essere stato veramente cosciente di quanto fosse importante per me. All’università ci imbattemmo negli episodi in lingua originale, perché volevamo sentire le voci “vere”, le grida di Shinji che “solo i giapponesi sanno fare”. Solo allora presi coscienza della bellezza di Eva, quando lo guardai con maggior consapevolezza.
Mi affascina come, attraverso il mezzo della fantascienza, altra mia grande passione, si affrontino temi psicologici con risvolti sociali e come questi temi vengano affrontati in un “semplice cartone animato”. Negli anni questo amore è cresciuto sempre più anche grazie alle comunità, come EVA IMPACT, nate intorno al nostro amato capolavoro, che da anni cercano di scoprire cosa si cela dentro questa splendida scatola cinese che è l’opera del Maestro Anno. Infine, sono felice di averne fatto parte con il mio piccolo contributo contenuto nel volume Evangelion Impact.
DE: Come hai avuto l’idea di recitare il kyogen in italiano, realizzando il progetto Italo Kyogen?
LM: Su questo argomento ho scritto un saggio breve, pubblicato dalla rivista “Antropologia e Teatro” dell’Università di Bologna, dal titolo Il progetto Italo Kyogen e il processo di definizione della sua lingua scenica come mezzo per un’esperienza immersiva nel teatro comico tradizionale giapponese. È una pubblicazione accademica ma in buona sostanza il discorso è che negli anni ho sempre provato a fare kyogen in italiano ma nessuna soluzione mi soddisfaceva: in pratica le canoniche traduzioni letterali in italiano standard non facevano ridere! Invece io vorrei trasmettere il vero divertimento che si vive durante uno spettacolo kyogen e mi sono messo nei panni dei giapponesi che assistono a un kyogen.
Mi sono chiesto cosa li facesse divertire. Kyogen significa “dialoghi folli” e il motore dello spettacolo è proprio il dialogo, e dovevo indirizzare tutti i miei sforzi in questa direzione. Quindi unendo le mie conoscenze del kyogen alle mie competenze linguistiche ho voluto ricreare questa esperienza per il pubblico italiano, usando un linguaggio italiano che avesse le stesse caratteristiche del giapponese usate nel kyogen: gli italiani devono rivivere le stesse emozioni del pubblico giapponese.
La lingua che uso nell’Italo Kyogen è un misto di italiano antico o anticato con volgarismi e influenze dialettali. Praticamente L’armata Brancaleone in kimono. Oltre a questo, era mia profonda intenzione mantenere tutte le altre caratteristiche del kyogen, come le strutture drammaturgiche, i movimenti, il particolare uso della voce e i costumi tradizionali. Il primo spettacolo è andato in scena nel 2017 al Nippop di Bologna, evento dedicato al mostruoso nella cultura giapponese. Siamo andati in scena con il mio adattamento dell’opera Lo Fanciulletto del Tofu del maestro del mystery giapponese Kyogoku Natsuhiko, per la prima volta fuori dai confini giapponesi, e con Di Code e Canini, un mio kyogen originale liberamente ispirato al racconto Storia romantica di code e di canini dell’autore torinese Massimo Soumaré. Ho diviso il palco con i miei primi due allievi di kyogen in italiano: Rachele Sturniolo e Alessio Serra. Era una prima assoluta e non sapevamo davvero come avrebbe risposto il pubblico. I ragazzi sono stati davvero fenomenali, lo spettacolo è andato benissimo e il pubblico ne è stato davvero entusiasta!
Di grande aiuto è stata anche la breve introduzione al kyogen e alle sue convenzioni teatrali che ho fatto prima dello spettacolo: a differenza dei giapponesi che più o meno lo studiano a scuola, il pubblico italiano ha bisogno di alcune indicazioni per godere al meglio la messa in scena. In questo anno di attività devo dire che ho ricevuto un ottimo riscontro ovunque e il pubblico sembra apprezzare davvero tanto questa formula teatrale! Tutto questo mi ha dimostrato che la strada intrapresa è quella giusta ma soprattutto sono soddisfatto perché finalmente adesso… il pubblico ride!
DE: Da qualche settimana hai lanciato il crowdfunding Italo Kyogen Eva Project, dopo anni di pianificazione. Vuoi raccontarci i dettagli di questa bellissima idea?
LM: L’Italo Kyogen Eva Project è una raccolta fondi per la realizzazione di un monologo comico che, attraverso la voce di un personaggio fondamentale della serie, ripercorre le vicende di Neon Genesis Evangelion debitamente filtrate dal tritacarne della farsa kyogen, che tutto deride, che tutto rende grottesco ma che tutto mette a nudo. Potete trovarlo all’indirizzo http://sostieni.link/19417… e questa è la presentazione di rito.
L’intento è quello di fondere i due aspetti fondamentali della cultura nipponica, tradizione e modernità, in uno spettacolo di facile e divertente fruizione per un pubblico italiano. Ho scelto di realizzare questo progetto attraverso la pubblicazione della ripresa video dell’esibizione per poter raggiungere tutti nel modo più semplice possibile ma ciò non preclude che possa mettere in scena il monologo, magari vicino casa vostra. Inoltre ho scelto la via del crowdfunding perché mi permette di avere un riscontro immediato e un canale diretto con le persone interessate al kyogen e ai vari servizi offerti dall’Italo Kyogen Project. Sostanzialmente, le persone veramente interessate ad avere lezioni di kyogen, workshop o direttamente degli spettacoli possono sostenere il progetto e avere tutto subito a casa propria. Così come quelli che vogliono un vero assaggio di Italo Kyogen possono scegliere di ricevere audio o video messaggi completamente personalizzati e capire di cosa si tratta.
Da anni sognavo di realizzare questo spettacolo, anzi, da quando ho scoperto l’esistenza della danza No ispirata a Evangelion, sulla quale ho scritto l’articolo presente nel volume Evangelion Impact, e da quando ho iniziato a scoprire dei kyogen basati sulle opere di Osamu Tezuka. A un pubblico occidentale può sembrare strano, se non addirittura oltraggioso, che un teatro tradizionale basi delle sue opere su dei fumetti o su dei cartoni animati, ma, a quanto pare, i giapponesi non sono dello stesso avviso. Sarà per quel loro “fluttuare” tra tradizione e modernità…
Per questo motivo ritengo che sia giunto il momento di fare finalmente, per la prima volta al mondo, un kyogen ispirato a Evangelion, e che lo faccia per giunta un italiano! Chiunque voglia sostenermi sa come fare e avrà tutta la mia gratitudine!
DE: Evangelion, serie introspettiva e drammatica, sembra incompatibile con un genere teatrale farsesco quale è il kyogen, ma solo in apparenza. Puoi dirci qualcosa di più?
LM: In realtà Evangelion è un pozzo di spunti per la farsa! D’altronde qualsiasi tema drammatico si presta agli attacchi della satira e alle trasformazioni grottesche: il “tragicomico” è dietro l’angolo. Per quanto riguarda il nostro Eva, abbiamo dei fulgidi esempi di “prese in giro” più o meno ufficiali nei vari media, voi ne conoscerete sicuramente più di me.
Ma Evangelion stesso ha dei picchi di autoironia davvero esilaranti. Personalmente adoro il momento di humour nero della puntata 11 dove Shinji telefona a Gendo per parlargli di questioni scolastiche e Gendo lo liquida con un “Possibile che mi vengano passate telefonate del genere?!?”
E sicuramente ognuno di noi, fan di Evangelion, ha fatto almeno una battuta sarcastica sulla serie in vita sua, ma l’abbiamo fatto semplicemente perché la amiamo. Anche il monologo che vorrei realizzare è innanzitutto una dichiarazione d’amore a Eva, però dovrò attenermi ai dettami del kyogen, quindi non risparmierò nessuno!
Per maggiori dettagli, sostenete il progetto e scoprirete come andrà a finire! Non posso dirvi di più, sapete già che è un monologo e che parlerà un solo personaggio della serie. Vi ho già detto che nel kyogen anche i personaggi femminili vengono interpretati dagli uomini?
DE: Da artista poliedrico quale sei, ti occupi anche di musica e di scrittura. Vuoi parlarci dei tuoi progetti paralleli?
LM: Mi sono appassionato alla scrittura recentemente con la pubblicazione, nella rivista letteraria “Onnigrafo Magazine”, del mio romanzo di fantascienza a puntate La Confraternita dell’Infinito e del racconto Il Santuario di Marte, nominato tra le migliori distopie del portale Penne Matte. A questo link potete leggere tutte le mie produzioni, spero vi piacciano.
Tengo molto a entrambi gli scritti e come potete vedere dalle copertine sono molto influenzato dalla cultura nipponica e non potevano mancare Torii Shintoisti, Mecha e Kaiju!
Mi piace scrivere ma i mille impegni non mi permettono di farlo regolarmente, e purtroppo La Confraternita dell’Infinito è ancora incompleto, devo solo trovare il tempo di terminarlo!
Mi diletto anche a scrivere Haiku: ecco un video dove ne compongo uno… in diretta TV in Giappone! Mi raccomando, attivate i sottotitoli!
Per quanto riguarda la musica, suono da molto prima della “scoperta del Giappone” ma lo faccio seriamente da 10 anni, con la pubblicazione di album e tour anche all’estero. Il gruppo si chiama Misty Morning e con loro ho pubblicato 3 dischi: Martian Pope, Saint Shroom e GA.GA.R.IN. – Galactic Gateways for Reborn Intellects. Come potreste intuire da copertine e titoli, i temi trattati spaziano dalla cara vecchia fantascienza all’amato Lovecraft e non poteva mancare all’appello una canzone in lingua giapponese, ドゥームジラ – Doomzilla.jp.
Potete ascoltare la musica dei Misty Morning su Bandcamp e Youtube.
In questi 10 anni il nostro genere si è molto trasformato ed evoluto -qualcuno ci ha definiti “poliedrici”- ma diciamo che ci piace trovare nuove soluzioni musicali. Siamo partiti con il classico Doom Metal degli esordi per arrivare a delle virate Progressive nell’ultimo disco.
L’ensemble è rimasto invariato per anni ma ultimamente abbiamo avuto degli avvicendamenti alla batteria che abbiamo risolto recentemente e crediamo di aver raggiunto la tranquillità per finire il nuovo album.
DE: Non è che c’è in ballo un concept album dedicato a Evangelion? Altre idee per il futuro?
LM: Ebbene si, non è un segreto ormai! Anche il nuovo logo è ispirato a Evangelion e l’anno scorso a Lucca Comics è trapelata anche l’immagine di copertina! Ovviamente per onorare al meglio il nostro anime preferito stiamo rispettando i tempi biblici di “anniana memoria” per realizzare questo album… Scherzi a parte, non sono passati gli anni intercorsi tra 3.0 e 3.0+1.0, ma ci stiamo lavorando da un paio d’anni e solo recentemente siamo riusciti a raggiungere una stabilità e soprattutto una regolarità per vederci e preparare questo concept album. Siamo un gruppo molto affiatato, amici prima di essere solo membri del gruppo, ed è stato splendido scoprire che eravamo tutti d’accordo per realizzare questo disco su Eva! Anche il nuovo batterista, Lorenzo, non conoscendo Evangelion, si è messo subito in pari per lavorare tutti insieme e rendere omaggio a Eva nel migliore modo possibile!
Di idee per il futuro ce ne sono troppe e su tutti i fronti: teatro, scrittura, musica, e ci vorrebbe un’altra intervista solo per quelle; quindi è meglio che seguiate i miei canali dove vi terrò aggiornati su tutte le novità!
Grazie davvero dello spazio concessomi, ragazzi! E grazie a tutti i lettori che sono arrivati a leggere sin qui, venite a trovarmi sui canali: per ogni curiosità sono a vostra disposizione!
Se vi è piaciuto il progetto kyogen su Eva, sostenetelo e non ve ne pentirete!
Ciao, anzi come si dice nel kyogen: さらば、さらば!
DE: Grazie a te, Luca, per l’intervista, in bocca al lupo per l’Italo Kyogen Eva Project e per tutti i tuoi progetti futuri.