Esattamente 5 anni fa usciva in Giappone Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo, terzo film della tetralogia Evangelion Nuova Edizione Cinematografica, conosciuta informalmente come Rebuild of Evangelion.
Vi proponiamo un’analisi del film per celebrare i 5 anni di Evangelion: 3.0.
Era il 17 novembre 2012 quando sugli schermi cinematografici giapponesi approdò Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo, atteso, controverso e discusso terzo film del Rebuild of Evangelion, targato Studio Khara e con Hideaki Anno alla regia generale.
Se con Evangelion: 1.0 Anno aveva deciso di ripercorre gli avvenimenti dei primi sei episodi della serie televisiva originale, pur con alcuni cambiamenti e clamorose anticipazioni – si pensi, ad esempio, all’apparizione di Kaworu Nagisa, che nella serie avveniva solo nell’episodio 24 – gettando le basi del Preludio (“Jo”) dell’intero Rebuild, ed Evangelion: 2.0 si può considerare il Punto di Rottura (“Ha”) rispetto a tutto ciò che già conoscevamo dell’universo Evangelion con l’introduzione del personaggio di Mari Illustrious Makinami e lo sviluppo imprevedibile che porta al tentativo di salvataggio di Rei da parte di Shinji nel finale e l’intervento a sorpresa di Kaworu, Evangelion: 3.0 rappresenta un’Accelerazione (“Kyu”) clamorosa degli avvenimenti, spostati quattordici anni in avanti nel futuro e senza un legame apparente con quanto visto in Evangelion: 2.0.
Evangelion: 3.0 è il film all’interno del Rebuild of Evangelion che maggiormente fa riferimento al concetto dello Jo-Ha-Kyu, tant’è che può essere esso stesso nettamente suddiviso in 3 parti che ne ripercorrono il movimento, a simboleggiare una struttura narrativa ben chiara nella mente di Anno, a dispetto del senso di smarrimento e relativa confusione -voluti- che vengono generati nello spettatore dalla storia che viene raccontata: la prima parte ruota attorno al risveglio di Shinji a bordo della Wunder, con lo spettatore che, come il protagonista, viene catapultato in una realtà che non conosce; nella seconda parte, dopo il salvataggio di Rei Q, Shinji viene portato alla Nerv, conosce Kaworu che gli rivela le conseguenze delle sue azioni che hanno portato al Near-Third Impact e Fuyutsuki gli rivela la verità su Rei e su sua madre; la terza parte si concentra sulla drammatica battaglia nel Central Dogma, in un vortice di azioni e rivelazioni rapidissimo che precipita nel desolato e sospeso finale che vede Asuka, Shinji e Rei Q vagare nel deserto rosso alla ricerca del “luogo in cui si trovano i Lilin”.
Evangelion: 3.0 è un film di difficile digestione perché spiazza completamente lo spettatore: non solo non porta avanti la trama di Evangelion: 2.0 come tutti si aspettavano alla sua uscita, ma stravolge le carte in tavola sia rispetto alla trama originale di Evangelion che alle variazioni sul tema già occorse nei precedenti film del Rebuild.
Evangelion: 3.0 non piace alla sua “prima visione” perché costringe lo spettatore a uscire dalla sua zona di comfort, quella che si è faticosamente guadagnato dopo tante visioni di Neon Genesis Evangelion e dopo innumerevoli discussioni e analisi, quella in cui si è ritrovato credendo, in fin dei conti, di aver finalmente capito tutto ciò che c’era da capire; ed ecco che Anno riesce a fare nuovamente quello che fa dagli inizi della sua carriera: toglie certezze allo spettatore, costringendolo a scervellarsi per trovare la sua interpretazione ai fatti.
Ad ogni modo, la “magia” non riesce fino in fondo perché il Rebuild utilizza un medium diverso dalla serie televisiva del 1995, deve attenersi a tempi molto più stretti in termini di minutaggio e vira più sull’azione che sull’introspezione: destabilizzare lo spettatore sugli sviluppi della trama è un bellissimo gioco narrativo, ma è altra cosa da destabilizzarlo costringendolo, attraverso i dubbi e i limiti di un protagonista fin troppo umano, a porsi domande esistenziali sul proprio ruolo nel mondo, come aveva psicologicamente e poeticamente fatto la serie originale.
Nel frattempo, sono passati ben cinque anni dall’uscita del film, costato molto in termini di stress e fatica ad Anno, al punto tale da farlo ricadere nella depressione di cui soffre, con periodiche ricadute, e da cui è faticosamente uscito anche grazie all’intervento del suo maestro e amico Hayao Miyazaki, che gli ha affidato il compito di doppiare il protagonista del film Ghibli Si alza il vento nel 2013, e alla lunga pausa di decompressione da Evangelion, impiegata per realizzare il capolavoro Shin Godzilla del 2016.
Lo sforzo compiuto da Anno con Evangelion: 3.0 ci ha permesso di ammirare alcune tra le scene migliori di tutto il Rebuild, prima fra tutte proprio la lunga sequenza di apertura con il salvataggio di Shinji nello spazio ad opera dell’Eva-02 di Asuka, che si troverà a dover lottare contro un impianto di sicurezza, posizionato dalla Seele sul Tesseract in cui la Nerv ha imprigionato Shinji e l’Eva-01, che avrà tutte le caratteristiche di un Angelo, sviluppando un Anti-A.T. Field e possedendo il diagramma di onda blu.
Il film è permeato dall’idea che “tutto si stia svolgendo secondo i piani”, ovviamente oscuri allo spettatore, e che il recupero di Shinji fosse una cosa prevista da Nerv e Seele, i cui vecchi membri non possiedono più una dimensione fisica, ma sopravvivono solo sotto forma di monoliti nei cui confronti Gendo e Fuyutsuki compiranno un rito funebre staccandone l’alimentazione: a dimostrazione di ciò, Kaworu, godendosi lo spettacolo del recupero, dà il bentornato a Shinji – e con Kaworu lo spettatore stesso: il personaggio di Kaworu è spesso usato come strumento metanarrativo all’interno del Rebuild.
Shinji si ritrova a bordo della Wunder e l’Eva-01 recuperato – probabilmente un “falso”, come lasciano intendere sia il fatto che la Nerv successivamente darà la priorità al recupero di Shinji rispetto a quello dell’Eva, sia la frase pronunciata da Fuyutsuki durante la partita di shogi con Shinji: “La Rei che conosci è uno dei cloni di Yui. È conservata nell’Eva-01, proprio come tua madre. Fa tutto parte del piano di Ikari” – viene usato dalla Wille come motore per la nave, consentendole di decollare in una scena che omaggia sia Nadia che le opere di Leiji Matsumoto.
Il fatto che Shinji sia osteggiato da tutto l’equipaggio della Wunder, tant’è che al risveglio gli viene imposto di indossare un DSS Choker (Sistema d’Arresto della Deificazione), e che sia ben felice di fuggire, quando Rei Q gliene fornisce l’occasione, ha come conseguenza di non dare il tempo al film di approfondire i nuovi personaggi, membri della Wille, appena introdotti: come il protagonista, anche lo spettatore finirà per non conoscerli se non superficialmente.
Dopo essere stato recuperato da Rei Q, Shinji si ritroverà alla Nerv e conoscerà Kaworu Nagisa, pilota con cui dovrà condividere l’unità Eva-13 e che riparerà il lettore SDAT di Shinji: lo SDAT ripartirà dalle tracce musicali 28 e 29 attestando metaforicamente che la storia sta procedendo (nella serie originale rimbalzava tra la 25 e la 26 e in Evangelion: 2.0, dopo l’arrivo di Mari, prosegue con la 27).
Evangelion: 3.0 spiazza lo spettatore, oltre che per la trama, anche per la presenza di alcune spiegazioni esplicite su fatti che, nella serie originale, dovevano essere compresi collegando indizi numerosi disseminati nei vari episodi; Kaworu è il protagonista della prima spiegazione esplicita che viene fornita a Shinji e allo spettatore nel film, spiegazione che riguarda il Perfezionamento dell’Uomo: esso è un rituale di passaggio che prevede il sacrificio di tutte le vite per passare al livello successivo dell’evoluzione, è previsto che si ripeta periodicamente ed è già accaduto più volte in passato.
Kaworu inoltre mostra a Shinji un mondo pesantemente devastato dal Near-Third Impact, molto più di quanto lo spettatore non lo ricordi rispetto alla fine di Evangelion: 2.0, segno che probabilmente qualcosa è accaduto nei 14 anni intercorsi tra i due film anche da quel punto di vista – ricordiamo che in Evangelion: 2.0 Kaworu riusciva a interrompere l’Impact quasi all’inizio.
Come abbiamo già detto, il Perfezionamento, così come lo spiega Kaworu, si basa sul ciclo di vita, morte e rinascita alla base della dottrina del Samsara o legge della Ruota, dottrina presente in varie religioni orientali, tra cui il Buddhismo e l’Induismo, che permea tutto il Rebuild: le vie che possono essere seguite dall’individuo per liberarsi dal proprio debito karmico sono varie e quella che più compare nel Rebuild of Evangelion è proprio “la via del sacrificio rituale”, che in Evangelion: 3.0 viene presentata a Shinji come una tappa necessaria per l’evoluzione.
Evangelion: 3.0 presenta anche una seconda spiegazione clamorosa: a parlare stavolta è Fuyutsuki che nella sequenza della partita di Shoji rivela a Shinji la verità su sua madre e su Rei Ayanami, dicendogli inoltre che il cognome di Yui non è Ikari, ma Ayanami – così come quello di Asuka era mutato da Soryu a Shikinami – e la conseguenza diretta di questa variazione è che anche Gendo avrebbe cambiato cognome da Rokobungi a Ikari. Il cambiamento di questi cognomi potrebbe voler dire che ci troviamo in una linea temporale diversa dalla serie originale o, tornando al discorso di Kaworu, in un ciclo diverso.
Novità tutta del Rebuild è invece la seconda parte della rivelazione di Fuyutsuki, che accennerebbe al fatto che a Shinji sarebbe stata cancellata la memoria: se ciò fosse vero, dovremmo ipotizzare che il trattamento potrebbe essere stato riservato a più personaggi all’interno della storia, con conseguenze imprevedibili sullo sviluppo della trama per il quarto e ultimo film.
Passando invece alle sequenze del recupero delle Lance di Longinus e Cassius necessarie al ripristino del precedente ciclo del mondo, vediamo Kaworu indossare il DSS Choker e, simbolicamente, addossarsi le colpe di Shinji; rispetto alla serie, l’inevitabile morte di Kaworu ha un impatto emotivo decisamente diverso sul pubblico e questo perché, se nella serie Shinji si sente direttamente responsabile della morte di Kaworu in quanto suo assassino materiale, in Evangelion: 3.0 assiste ed è traumatizzato – anche perché Kaworu si è offerto di portare la sua colpa indossando “il collare della vergogna” – ma è da notare che Shinji non si sporca effettivamente le mani di sangue uccidendo l’amico: Kaworu, declassato a tredicesimo Angelo che causerà il Fourth Impact, si sacrificherà per evitare il peggio, 31 minuti esatti dopo che, durante la partita a shogi, Fuyutsuki parlando con Shinji ha pronunciato la battuta: “Perderai in trentuno mosse“.
Una considerazione finale, riguarda il rapporto tra il protagonista Shinji e lo spettatore: se già nella serie Shinji non sa nulla e non gli vengono forniti mai i mezzi per capire perché accadono fatti che hanno ripercussioni enormi sulla sua esistenza, in Evangelion: 3.0 questa condizione di ignoranza è portata ai massimi livelli, complice proprio il salto temporale e i 14 anni su cui nessuno si dà pena di aggiornarlo.
Lo spettatore vive tutto dal suo punto di vista e resta all’oscuro vestendo i panni del protagonista, identificandosi completamente con lui, volente o nolente.
Sulla base del simbolo musicale associato al titolo dell’ultimo film della tetralogia del Rebuild, dovremmo aspettarci da Evangelion: 3.0+1.0 le risposte a quanto accaduto tra Evangelion: 2.0 e Evangelion: 3.0 e la conclusione dell’intera vicenda: su questo fronte non ci resta che aspettare e sperare, nella consapevolezza del fatto che dopo le fatiche di Shin Godzilla i lavori su Evangelion sono ufficialmente ripresi.
Le celebrazioni di Evangelion: 3.0 continuano stasera alle 21 con il #Rewatch collettivo del film, con commenti online in diretta sulla nostra pagina facebook: vi aspettiamo per riguardare tutti assieme You Can (Not) Redo, non mancate!