In occasione dell’Evangelion Day (Lucca Comics and Games 2015, 31 ottobre) abbiamo scritto due interventi per celebrare i 20 anni di Evangelion.
Per Legacy of Evangelion (NipPop 2016, Bologna, 20-22 maggio) Ivan Ricci ha realizzato un catalogo e ci ha proposto di inserire i nostri interventi lucchesi; cominciamo la nostra rassegna dedicata a “Legacy of Evangelion” proponendovi l’intervento di Ilaria “Hikari”, rielaborato per l’occasione.
Ricordiamo che il pdf del catalogo è disponibile gratuitamente, grazie al curatore Ivan Ricci, agli autori e agli artisti che hanno offerto pro bono il proprio contributo disinteressato, per tutti coloro che non hanno potuto visitare le mostre del NipPop o che non hanno potuto acquistare il catalogo in formato cartaceo.
Oltre ai tre contributi di Distopia, nel catalogo sono presenti vari testi scritti per l’occasione da esperti del settore e sono riprodotte le opere esposte nelle mostre ospitate in seno a Legacy of Evangelion.
Evangelion 1995-2015: 20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione ~Prima parte~
Parlare di Neon Genesis Evangelion è veramente difficile: riassumere in poche righe cosa accade nella serie è impossibile, a meno che non si voglia dare solo una vaga idea della trama fantascientifica.
A prima vista il plot non ha molto di originale: nel 2015 un ragazzo di 14 anni, di nome Shinji Ikari, viene convocato nella città fortezza di Neo Tokyo-3 da suo padre, Gendo Ikari, che non vede da tre anni e con cui non ha rapporti, per pilotare un robot, l’Unità Evangelion-01, durante un attacco al Giappone da parte di un essere mostruoso proveniente da chissà dove. Al primo attacco ne seguono altri e il ragazzo sarà presto affiancato da due compagne di squadra, Rei e Asuka: insieme dovranno combattere per difendere il genere umano.
A un’analisi più approfondita si può notare che la forza di Neon Genesis Evangelion non sta nella trama innovativa, ma nel ribaltare completamente le regole di un genere pilastro dell’animazione giapponese, il mecha, e nello sviluppare dei personaggi profondi e complessi come pochi in assoluto, dando tantissimo spazio non solo al protagonista, ma anche a tutti quelli che gli si muovono intorno: ciascuno è caratterizzato nei minimi dettagli, con manie, depressioni, desideri, affetti e legami.
Riscrivere le regole
A metà degli anni ‘90 Evangelion segna un momento di rottura e decostruzione del genere mecha: presenta volutamente numerose citazioni e riferimenti di famose serie anni ‘70-’80, prima fra tutte Space Runaway Ideon e Mobile Suit Gundam di Yoshiyuki Tomino, così come di opere di Leiji Matsumoto o Go Nagai, ma si concentra più sulla profonda introspezione psicologica dei protagonisti che sugli elementi fantascientifici e d’azione.
Pur mantenendo numerosi clichés di genere, che un otaku come Hideaki Anno dimostra di conoscere a menadito, il regista e sceneggiatore, alla maniera di un Tarantino nipponico, decide di ribaltare tutte le regole e dettarne di nuove, spiazzando lo spettatore e lasciandolo a bocca aperta, senza quasi che quest’ultimo se ne renda conto.
Il protagonista è un pilota, ma non è un eroe: non è impaziente di immolarsi per dimostrare il suo valore ed è invece pieno di dubbi e paure; le bellissime ragazze che lo circondano non vivono alla sua ombra, ma quasi lo prevaricano con la loro ingombrante presenza – Misato e Asuka nello svolgersi dell’azione; Rei per sottrazione, diventando in poco tempo addirittura il personaggio simbolo della serie, pur avendo un numero limitato di battute: Rei appare piuttosto che agire.
L’azione c’è, ma non troppo, e ogni episodio non si concentra interamente sul combattimento, sviluppando una trama-indovinello legata a numerosi misteri da risolvere: cosa sono gli Angeli?
Cosa sono gli Eva?
Cos’è il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo?
Lo spettatore è trascinato sempre più a fondo e capita spesso che abbia più informazioni del protagonista.
Nemmeno i robot vengono sottratti a questa operazione di decostruzione già cominciata anni addietro da Gundam.
Evangelion si spinge oltre: i mecha non sono robot onnipotenti, come potevano esserlo Mazinger Z e i vari super robot, né solo armi, come nel sottogenere real robot, ma esseri umanoidi legati intimamente ai piloti, i quali si posizionano all’altezza dell’utero per governare gli Eva, in un mistico ritorno alla posizione fetale, alla ricerca della protezione e del legame tra madre e figlio.
Evangelion riflette la società giapponese e le psicosi contemporanee
Evangelion, pur essendo un anime fantascientifico, offre uno spaccato spietato e lucido della società giapponese contemporanea.
Quello di Evangelion è un mondo di madri scomparse e desiderate e di padri che scaricano colpe e responsabilità sui bambini – non a caso i piloti sono Children di nome e di fatto: la dea ex machina della storia è Yui Ikari, che arriva a fondersi con l’Unità-01, mentre il vero antagonista di Shinji, più degli stessi Angeli, è Gendo Ikari, padre ossessionato dai propri dolori e incapace di pensare al bene del figlio.
Evangelion è anche un gioco di specchi, dove ogni personaggio non rappresenta solo se stesso, ma soprattutto un “tipo” psicologico o addirittura un vero e proprio complesso:
• La storia degli Ikari non è solo quella di una vicenda familiare, ma è anche la rappresentazione del complesso edipico, complicato dalla presenza del clone Rei, verso cui sia Shinji che Gendo provano attrazione;
• Asuka soffre il senso di abbandono a cui oppone l’ormai famoso “Guardatemi tutti!”: sua madre muore suicida, impazzita in seguito a un incidente legato alle prove di attivazione dell’Unità-02 e suo padre si disinteressa completamente di lei, lasciandola con Misato prima e Kaji dopo, durante la sua formazione come pilota e la sua crescita come adulta;
• Ritsuko è gelosa di sua madre al punto da replicarne le gesta lavorative e gli errori sentimentali;
• Misato, apparentemente simpatica ed espansiva, in realtà è completamente incapace di relazioni sentimentali stabili con un uomo a causa del rapporto conflittuale con suo padre, a cui deve la vita, ma che contemporaneamente detesta: l’uomo, invece di dedicarsi alla figlia e alla moglie, era completamente assorbito dal proprio lavoro di scienziato.
Per lo spettatore diventa facile identificarsi con almeno uno dei personaggi di Evangelion e legarsi profondamente all’opera, eppure proprio la presenza di psicosi così evidenti nei personaggi ha portato alcuni spettatori a odiarli tanto quanto l’altra fetta di pubblico li ha amati: i personaggi di Evangelion portano sullo schermo le debolezze umane, quelle di cui di solito non si vorrebbe parlare né tantomeno vedere in una serie nata per l’intrattenimento.
Evangelion finisce per spaccare il pubblico e chi lo detesta lo detesta visceralmente, così come chi lo ama lo ama appassionatamente; non c’è spazio per l’indifferenza perché Evangelion divide: molti lo accusano di avere una trama eccessivamente cervellotica o piena di misteri irrisolti, additati come facili espedienti narrativi per chiudere un intreccio mal gestito, ma questi sono problemi presenti anche in altre serie e queste ultime non suscitano nei loro detrattori lo stesso odio che suscita Evangelion nei propri.
Struttura della serie
La trama di Evangelion funziona come un orologio svizzero e si snoda in un perfetto rimando di simmetrie continue dall’episodio 1 all’episodio 21: tre macroblocchi da 6 episodi più un settimo di decompressione; all’interno di ogni blocco possiamo individuare tre coppie di episodi, che ruotano attorno a una circostanza o a un personaggio.
Possiamo così suddividere la storia nel seguente modo:
• Primo macroblocco, episodi 1-6: la prima coppia di episodi è dedicata alla presentazione del protagonista e dell’ambientazione; la seconda al rapporto tra Shinji e quelli che diventeranno i suoi amici, Toji e Kensuke; la terza ruota attorno al mistero di Rei;
• Il 7° episodio, quello del Jet Alone, è apparentemente un filler, invece colloca la Nerv in una realtà politica e militare più ampia;
• Secondo macroblocco, episodi 8-13: la prima coppia di episodi è dedicata ad Asuka e al suo stravolgere la vita degli altri personaggi: con l’arrivo di Asuka la serie diventa più positiva e allegra, almeno per un po’; la seconda è dedicata alla collaborazione tra i 3 piloti di Eva; la terza è incentrata sulle strateghe della serie, Misato e Ritsuko;
• Il 14° episodio è di nuovo un episodio apparentemente filler, con il classico riassunto di metà stagione: in realtà si addentra nel mondo della Seele;
• Terzo macroblocco, episodi 15-20: la prima coppia è quella in cui il tono della serie cambia completamente e vediamo Shinji alle prese con il suo primo viaggio introspettivo, attraverso l’incontro con Gendo davanti alla tomba di Yui e poi nell’incontro con Yui all’interno dell’Eva-01; gli episodi 17 e 18 ruotano attorno alla tragica vicenda di Toji; nella coppia 19-20 Shinji raggiunge la massima consapevolezza del suo ruolo come essere umano e come pilota;
• Il 21° episodio, con cui cominciano le puntate di cui esiste anche la versione director’s cut, racconta in un lunghissimo flashback la storia delle origini della Nerv.
Con gli episodi 22-24, che raccontano il precipitare degli eventi verso l’epilogo della serie, Evangelion raggiunge il suo climax: l’episodio 22 dipinge il tracollo psicologico di Asuka e, se Asuka aveva portato l’allegria con il suo arrivo, il suo annientamento segnerà il punto di non ritorno di Evangelion, delineando una visione cupa e terribile dell’esistenza umana; nel 23° gli spettatori devono dire addio a Rei II e alla sua progressiva conquista dell’umanità: bisogna lasciare posto a Rei III e all’avvento di Lilith; il 24° vede l’entrata in scena e la morte di Kaworu, che in quanto Angelo del libero arbitrio ha come unica possibilità di scelta quella di sacrificarsi e farsi uccidere da Shinji.
La storia fin qui narrata lascia volutamente irrisolte alcune questioni importanti e, usando un meccanismo narrativo tipico di tutte le opere post-moderne, anche il finale resta aperto: ogni spettatore deve riversare nella storia il proprio vissuto, trovando spiegazioni personali, e solo in questo modo gli episodi 25 e 26 trovano la loro compiutezza.
Il finale cinematografico offre più spazio all’azione, ma allo stesso tempo dilata il viaggio introspettivo di Shinji, mostrato nel finale televisivo, ampliandone la visuale e inglobando le vicende di tutti i personaggi comprimari; nonostante ciò, per ogni questione apparentemente risolta e conclusa, nuovi quesiti vengono posti allo spettatore e lasciati senza risposta.
Il finale di Evangelion è uno e molti finali e il regista si diverte, a film ormai concluso, a muovere un ulteriore passo in avanti, giocando con lo spettatore e proponendo un emblematico One more final: anche per questo motivo di Evangelion si parla da 20 anni.
Gli spettatori possono e devono fare speculazioni, anche in assenza di conferma ufficiale da parte della produzione circa le molte teorie elaborate dal pubblico.
Tutte queste scelte effettuate da Anno possono sembrare solo un gioco stilistico, ma non è così perché le storie che interessano sul serio al regista, cioè le storie dei personaggi, le storie con la “s” minuscola, trovano il loro compimento, mentre è la Storia generale, la storia con la “S” maiuscola che riguarda gli Angeli, il destino dell’umanità e le altre questioni fantascientifiche, a restare avvolta nel mistero.
Di seguito pubblichiamo il video in cui Ilaria “Hikari” presenta quest’intervento in occasione dell’Evangelion Day (Lucca Comics and Games 2015, 31 ottobre).